L’editore di Metro, Mario Farina, ha esposto al Cdr il piano di ristrutturazione che intende formalizzare al tavolo sindacale alla presenza delle parti nazionali: chiusura della redazione di Milano e dimezzamento dell’organico. La risposta dei giornalisti: stato di agitazione e un pacchetto di dieci giorni di sciopero. Immediata le reazione dei giornalisti che, disponibili a trattare su basi accettabili, respingono risolutamente proposte che, se attuate, sarebbero devastanti e senza ritorno. Per questa ragione, l’assemblea dei giornalisti ha deciso di entrare da subito in stato di agitazione e di affidare al Cdr un pacchetto di dieci giorni di sciopero.
«Quello dell’editore di Metro – protesta l’assemblea dei giornalisti – è un piano senza precedenti, che giunge al termine di una escalation. Durante i 4 anni, ormai alla scadenza, del vigente contratto di Solidarietà, infatti, durante i quali l’Editore ha potuto incassare contributi dallo stipendio dei giornalisti suoi dipendenti, dall’ente previdenziale di categoria e dal contribuente italiano, nulla è stato fatto, o tentato, per rilanciare il giornale.
Anzi, al contrario: nei mesi scorsi, gli Speciali locali a marchio Metro che appartengono al patrimonio storico della testata, sono stati ceduti dalla proprietà di Metro a un altro editore. Il risultato è che il buon nome e il prestigio della testata vengono oggi usati per generare ricavi a vantaggio di un prodotto e di un editore che nulla hanno a che fare con il quotidiano Metro».