Insieme contro il bavaglio turco, questo il senso della manifestazione che si svolge giovedì 13 ottobre, a Roma, dalle ore 13,30, in Piazza Cavour, davanti al Palazzo di giustizia. Per la prima volta si ritroveranno magistrati, avvocati, giornalisti, per denunciare l’assordante silenzio che continua a circondare la soppressione dei diritti decretata dal regime di Erdogan. Quei governi europei che si sono congratulati per il fallito colpo di stato, non possono ora tacere sul golpe in atto.
Erdogan ha dovuto annunciare un piano straordinario per la costruzione di nuovi carceri perché non sa più dove mettere le persone arrestate… Non si tratta di golpisti, ma di chiunque abbia a cuore lo stato di diritto e le libertà politiche e civili. Dietro le sbarre sono finiti i giudici rispettosi delle norme, gli avvocati che vogliono esercitare il diritto alla difesa, i giornalisti che non hanno accettato di indossare elmetto e mimetica e, con loro, migliaia di insegnanti, ricercatori, accademici, studenti, sindacalisti, oppositori di ogni natura, colore, confessione religiosa.
Le istituzioni internazionali si sono limitate a generici richiami, ma non hanno fatto nulla per mettere in mora Erdogan, eppure la Turchia fa parte della Nato, commercia e continua ad intrattenere “ricchi” rapporti con l’Unione europea.
La manifestazione convocata davanti al tribunale di Roma, voluta dai magistrati aderenti al gruppo di Area, fortemente condivisa dalla Camera penale e dalla Federazione della stampa, ha l’obiettivo di incrinare il muro del silenzio e della indifferenza, del cinismo che spesso nascondono omertà e lucrose complicità.
Saranno 15 minuti di silenzio per sconfiggere “l’assordante silenzio” che ha oscurato la Turchia.