Il parlamentare ha chiesto il ritiro dell’ultimo numero del magazine “S” e la cancellazione di un articolo dal sito Alqamah ritenendo lesa la sua reputazione
Il senatore Antonio D’Ali, vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, il 10 ottobre 2016, tramite il suo avvocato, ha chiesto al direttore del periodico siciliano S, Antonio Condorelli, di “rimuovere, a stretto giro di posta, da tutte le forme di distribuzione, pubblicità e diffusione, anche online, il n. 94, anno 10, della detta testata periodica S” che contiene un articolo del giornalista Rino Giacalone, da lui considerato lesivo della sua reputazione. Per lo stesso motivo il senatore D’Alì, inoltre, ha chiesto al giornalista Rino Giacalone di “rimuovere, a stretto giro di posta, da tutte le forme di distribuzione, pubblicità e diffusione, anche online, l’articolo a sua firma pubblicato il giorno 9 ottobre 2016, dal titolo ‘La clinica del boss’” pubblicato dalla testata giornalistica online Alqamah.it di cui Giacalone è il direttore responsabile.
Il magazine S titola così la copertina : “Tutti i segreti della massoneria siciliana. Dalla Monterosso alle logge nascoste, in esclusiva i verbali del Gran Maestro Stefano Bisi. Trapani trema. I verbali integrali sulla massoneria del pentito Fondacaro: tutto su Messina Denaro, Cuffaro, D’Alì, Aielllo, Dina e Andreotti”. L’articolo comparso il 9 ottobre 2016 sul sito Alqamah reca il titolo “La clinica del boss. Mafia, sanità, massoneria. Rivelazioni del pentito della ndrangheta Fondacaro sugli ultimi affari del capo mafia Matteo Messina Denaro”.
Gli articoli di Giacalone sugli intrecci affaristici politica-mafia-massoneria riferiscono le dichiarazioni rese ai magistrati dal pentito Marcello Fondacaro e prodotte in seno al processo per concorso esterno in associazione mafiosa in cui è stato imputato il senatore D’Ali. Gli articoli precisano che lo stesso D’Alì è stato prosciolto “con una sentenza di prescrizione e assoluzione”, sia in primo grado sia in appello.
LE REAZIONI – Le richieste censorie del vicepresidente del Gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, hanno suscitato proteste ferme d immediate. Tra i primi a segnalare la gravità dell’iniziativa (tecnicamente, “atto di legale diffida e messa in mora”) è stato il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava: la richiesta di far sparire dalle edicole le copie del magazine “è un atto intimidatorio. Aver dato corretta notizia di un fatto rilevante che – dichiara il deputato – riguarda uno dei politici più potenti e opachi della Sicilia diventa un peccato grave: da punire con la censura”. L’on. Claudio Fava aggiunge che piuttosto bisognerebbe occuparsi, “anche come Commissione Antimafia, della controinformazione di chi tace, omette o nega fatti pubblici rilevanti solo per antico ossequio ai notabili locali”.
La sezione siciliana dell’Unione cronisti ha definito “inaccettabile” la richiesta di D’Alì. “Un simile atto di censura – ha detto il presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo – non rientra in quella che dovrebbe essere la normale dialettica tra informazione ed esponenti del mondo politico”.
Ossigeno per l’Informazione, che ha già riferito altre iniziative intimidatorie nei confronti del giornalista Rino Giacalone vedi , esprime solidarietà a Giacalone e alla redazione del mensile S. “L’intolleranza per il giornalismo, per la cronaca dei fatti – ha commentato Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno – sta crescendo. E’ un noto da tempo ma ancora non si vedono all’orizzonte iniziative adeguate per scoraggiare chi manifesta questa intolleranza con atteggiamenti intimidatori e censori degni di ben altri regimi, invece di precisare i fatti e fornire la sua versione, come sarebbe lecito e utile per ottenere una informazione corretta e completa. Censure come quella invocata contro Rino Giacalone e contro i media che hanno pubblicato i suoi articoli sono già state respinte: con le armi del diritto e il sostegno della solidarietà civile”.
GFM