Alla vigilia di Natale di dieci anni fa, in via Brin nella periferia orientale di Napoli c’è un mercatino improvvisato all’ombra del parcheggio su tre livelli del comune. Keba Alexander è un venditore ambulante ucraino che al mattino presto arriva per ordinare il suo banchetto. In bella mostra ci sono i prodotti alimentari tipici ucraini. Ad aiutarlo c’è sua moglie Chobit Lyubov e il loro figlioletto di cinque anni. E’ il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Pochi giorni dopo e il 2006 sarà alle loro spalle. C’è folla e conclusione. C’è chi viene e chi va.
Sbuca un auto nera di grossa cilindrata. Forse una Bmw, incurante del brulicare della gente sfreccia veloce. Sgommate e frenate di botto. Urta il banchetto di Keba. La mercanzia rovina a terra. Con tono pacato l’ambulante ucraino, approfittando dell’ autovettura ferma invita il conducente ad andare piano, a muoversi con maggiore attenzione, a rispettare chi lavora. Chobit la moglie osserva. Si precipita a raccogliere lo scatolame, le confezioni di pasta, barattoli e vassoi finiti in strada. Istanti di fuoco. La risposta non si fa attendere. “Tu qui non comandi niente, ci vediamo dopo” grida dal finestrino il giovane conducente.
E’ un avvertimento, forse. La promessa di regolare i conti. Un’alzata di spalle, fare la voce grossa come un ” forestiero”. La monovolume, riparte e scompare. Keba è intento a vendere le ultime cose. Improvvisamente è preso alle spalle. E’ un pestaggio condotto dalla stessa persona che era alla guida delle Bmw nera. Cinque connazionali dell’ucraino difendono il loro amico e ne nasce una rissa violenta. A distanza ravvicinata da una pistola Beretto calibro 7,69 partono tre colpi che centrano il corpo del giovane venditore ambulante. L’azione è veloce. Keba crolla a terra in una pozza di sangue davanti allo sguardo incredulo di sua moglie Khobit, di suo figlio e di quattro connazionali. Viene portato al vicino pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare. Uno dei proiettili è entrato sotto l’ascella destra destra. Il venditore muore e di lui non resta nulla.