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Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il diritto alla verità. Il dovere di cercarla

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Abbiamo un dovere: non smettere di cercare la verità. Oggi ancora più di ieri. È un dovere di noi giornaliste e giornalisti. In particolare della Rai Servizio Pubblico.
Ieri abbiamo avuto la conferma di ciò che più volte avevamo denunciato: un innocente è stato in carcere 16 anni.
E vale la pena ricordare che il processo è stato riaperto dopo l’inchiesta di Chiara Cazzaniga, collega di “Chi l’ha visto”, programma della giornalista Rai Federica Sciarelli.
A loro va un sincero grazie da parte di tutti noi: hanno firmato una di quelle pagine del Servizio Pubblico delle quali essere orgogliosi.

Ora dopo oltre 22 anni non abbiamo un colpevole.
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi in Somalia. Ma non si sa perché. Non si sa da chi.
Gli unici a esultare forse sono quelli che anche in sede parlamentare dissero che erano lì in vacanza, e furono vittime di criminalità comune.

È nostro dovere invece far luce su questa vicenda.
Lo dobbiamo alla verità dei fatti. Lo dobbiamo anche alla famiglia di Ilaria: la mamma Luciana e il papà Giorgio, che se ne è andato senza aver visto giustizia per la figlia.

È un appello che rivolgiamo alla Rai, alle testate e ai programmi, e in generale a tutto il mondo dell’informazione italiana: non spegniamo i riflettori. Anzi, accendiamone ancora altri. Accendiamone sempre di più.
Fino alla verità per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.


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