Querelle legale in corso: l’ex sottosegretario all’Interno reclama contro il mensile siciliano S, il quotidiano on line Alqamah ed i giornalisti Condorelli e Giacalone
“Qualcuno informi il senatore Antonio D’Alì che la legge sul bavaglio alla stampa (e la riduzione dei poteri ai magistrati) è rimasta solo un sogno nel cassetto”. Questa la secca risposta del giornalista siciliano Rino Giacalone dinanzi all’iniziativa del parlamentare trapanese che ha chiesto, carta bollata alla mano, il ritiro dalle edicole dell’ultimo numero del mensile siciliano S e la rimozione dal sito e dal web di un articolo apparso pochi giorni addietro sul quotidiano on line Alqamah. “Il senatore Antonio D’Alì, Forza Italia, ha chiesto il ritiro delle copie del mensile “S” da tutte le edicole siciliane – commenta il direttore responsabile Antonio Condorelli – Il giornale d’inchiesta fondato dal compianto Francesco Foresta ha lanciato un’edizione straordinaria sulla massoneria siciliana con le dichiarazioni del Gran Maestro del Grande oriente d’Italia Stefano Bisi e i verbali del pentito della ‘ndrangheta Fondacaro, che svela i retroscena dei rapporti tra massoneria, politica e mafia in Sicilia. Le inchieste giornalistiche sulla massoneria sono state curate da Elena Giordano e Rino Giacalone.
Il senatore Antonio D’Alì, uno degli esponenti politici al centro delle dichiarazioni del pentito Fondacaro, ha chiesto attraverso i suoi legali di fiducia il ritiro del giornale dalle edicole, criticando aspramente la copertina del giornale e il contenuto delle inchieste di Rino Giacalone. D’Alì nega anche di aver avuto contatti con la massoneria. La direzione del giornale – prosegue Condorelli – rivendica il dovere di cronaca rendendosi disponibile a ospitare eventuali rettifiche ma non può accettare la richiesta di bloccare la diffusione del mensile, da sempre frutto di passione, impegno professionale e civico dei giornalisti e degli editori della Novantacento Srl che credono in questo progetto. Le inchieste contengono rivelazioni su esponenti di primo piano della politica regionale e nazionale, tutto il materiale pubblicato non è coperto da segreto istruttorio”. “Sia su S che sul giornale che dirigo Alqamah abbiamo dato notizia di atti processuali, le azioni condotte sono gravi perché vorrebbero impedire all’opinione pubblica di ciò che si dice nei dibattimenti. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Fondacaro usate per preparare gli articoli sono state rese nel corso del procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione e la confisca dei beni all’ex deputato Pino Giammarinaro; quelle più direttamente rivolte al senatore D’Alì sono state prese dai verbali che il pg Gozzo ha presentato nell’ultima udienza (23 ottobre scorso) del processo di appello contro il senatore D’Alì.
Mi spiace pure per chi criticando il nostro lavoro sul caso mafia politica, massoneria e …affari ha confuso fischi per fiaschi – commenta ancora Rino Giacalone – riprendendo a sproposito un intervento del vice presidente del Csm Legnini che si riferiva più che altro alle fughe di notizie su indagini in corso. In ogni caso personalmente la penso come il compianto Walter Tobagi, se un giornalista ha una notizia fondata e di rilevanza pubblica, e per me rilevante può essere anche una notizia coperta da segreto, la scrive, facendo anche intravedere la fonte, in questo modo rende un servizio al lettore, se non lo fa rende un…servizietto. Mi spiace per chi preferisce continuare a fare dei servizietti”. Sempre a proposito di un articolo di Rino Giacalone, stavolta sul sito di Live Sicilia, il sen. D’Alì si era fatto già sentire, stavolta con il direttore di questa testata, Giuseppe Sottile, e la notizia, riferita all’ultima udienza in corso del processo di appello, è stata rimossa.
Nel merito dell’intervento del senatore D’Alì , Giacalone è categorico: “E’ assente ogni intenzione denigratoria, abbiamo dato notizia sia su S quanto su Alqamah della sentenza di appello che è stata appena pronunciata, e l’abbiamo scritta ancora meglio di come la sintetizza il senatore D’Alì, non è stata solo una sentenza di assoluzione ma è stata una sentenza di prescrizione e di assoluzione dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa, abbiamo anche scritto e giammai nascosto che la richiesta del pg Gozzo di sentire il collaboratore Fondacaro è stata respinta dalla Corte di Appello che ovviamente non ha il potere di fermare eventuali altri indagini in corso, la forma con la quale i verbali di Fondacaro sono stati offerti ai giudici e alle parti dalla Procura generale di Palermo, ossia fortemente omissati, fa intendere che ci sono indagini in itinere, a maggior ragione per noi costituiscono notizia. Non siamo noi a travalicare la continenza ma semmai a travalicare ogni cosa è la presa di posizione del parlamentare che non nasconde mano e bavaglio”. Giacalone aggiunge: “Siamo stati come si dice sul pezzo, da mesi è esploso, grazie anche al lavoro della commissione nazionale antimafia, il caso delle troppe collusioni tra mafia , politica e certa massoneria nel nostro territorio, abbiamo raccolto documenti importanti, ci dispiace che nel can can che si è creato a molti è sfuggita l’ultima avventura economica che nei primi anni del 2000 il latitante Matteo Messina Denaro avrebbe tentato, cioè quella di realizzare una struttura sanitaria di alta specialità oncologica nel trapanese, con soldi che dovevano arrivare da onlus straniere, una cifra importante di 500 milioni di euro, e il pentito Fondacaro, provando l’esistenza del progetto, approvato finanche dalla commissione edilizia del Comune di Marsala, ha parlato dinanzi ad un Tribunale di un espediente per riciclare soldi della mafia e della ndragheta. Sia su S sia su Alqamah lo abbiamo scritto”.
Il giornalista Giacalone da tempo è nel mirino di querele e denunce. “Il clima qui è pesante tanto quanto il peso che devo trascinarmi di queste vere e proprie persecuzioni che subisco, ma di grande aiuto mi sono state le solidarietà arrivatami in particolare da Fnsi, ieri con il compianto Santo della Volpe e oggi dal presidente Giulietti e dal segretario Lorusso,dalle sezioni regionale e provinciale dell’Assostampa, dal segretario Usigrai Vittorio Di Trapani, Ordine, e diverse associazioni, come Libera, Libero Futuro, associazione Rita Atria e da numerosi colleghi, a differenza di altri che hanno scelto il silenzio oppure hanno preferito malamente chiosare o lanciarmi fango addosso. Il clima qui a Trapani sembra non essere cambiato rispetto agli anni ’80 anni, permane un grande strapotere mafioso con certa massoneria palesemente in campo, così come qualcuno faceva allora, ancora oggi arrivano consigli ad abbassare i toni oppure si chiede a chi si appartiene, i toni non li abbasso e restano alti quando è giusta che sia, e l’unica mia appartenenza è quella che mi lega ai lettori, non ci sono guerre in corso contro nessuno, sebbene mi sembra cogliere che qualcuno la guerra alla mia persona tenta in tutti i modi di portarla avanti, il mio lavoro è quello di raccontare ciò che accade”. “La richiesta del senatore D’Ali’ di ritirare dalla distribuzione tutte le copie del magazine “S” e’ un atto intimidatorio – dice il vice presidente della commissione antimafia on. Claudio Fava – Aver dato corretta notizia di un fatto rilevante che riguarda uno dei politici piu’ potenti ed opachi della Sicilia diventa un peccato grave: da punire con la censura”.
Fava ha espresso “piena solidarieta’ al direttore e ai colleghi di “S”” chiedendo loro di andare avanti nel prezioso lavoro di informazione che fanno. “Dovremmo piuttosto occuparci, anche in commissione antimafia – conclude Fava- della controinformazione di chi tace, omette o nega fatti pubblici rilevanti solo per antico ossequio ai notabili locali”. La sezione siciliana dell’Unione cronisti ha definito “inaccettabile” la richiesta di D’Alì. “Un simile atto di censura – ha detto il presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo – non rientra in quella che dovrebbe essere la normale dialettica tra informazione ed esponenti del mondo politico”. “L’intolleranza per il giornalismo, per la cronaca dei fatti – ha commentato Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione – sta crescendo. E’ un noto da tempo ma ancora non si vedono all’orizzonte iniziative adeguate per scoraggiare chi manifesta questa intolleranza con atteggiamenti intimidatori e censori degni di ben altri regimi, invece di precisare i fatti e fornire la sua versione, come sarebbe lecito e utile per ottenere una informazione corretta e completa. Censure come quella invocata contro Rino Giacalone e contro i media che hanno pubblicato i suoi articoli sono già state respinte: con le armi del diritto e il sostegno della solidarietà civile”.