Ogni volta che il Quattordicesimo Dalai Lama Tenzin Gyatso viene a Milano non mancano le polemiche. Per fortuna la massima autorità spirituale dei tibetani se ne uscirà con una delle sue fragorose risate e con ciò minimizzerà il vespaio di tensioni che un uomo di pace come lui riesce incredibilmente (ma forse no) a scatenare.
Colpa ovviamente dell’impero cinese, sempre più forte non solo economicamente ma anche politicamente.
Quattro anni fa il Dalai Lama (in esilio, in India, dal 1959 insieme a decine di migliaia di tibetani) venne accolto dal sindaco Pisapia a Palazzo Marino ma, per una questione di opportunità, gli venne negata la cittadinanza onoraria. Si stava marciando verso Expo e non si voleva innervosire il governo cinese.
A febbraio di quest’anno, su proposta della Lega, il Consiglio comunale milanese (con 34 sì e due astenuti) ha invece deciso di offrire la cittadinanza al religioso tibetano. Le chiavi della città verranno date al Dalai Lama nella prima della sua tre giornate milanese. Questa volta niente Palazzo Marino per lui (il Sindaco Sala dovrebbe incontrarlo in qualche luogo neutro) ma una cerimonia (con centinaia di studenti) al Teatro degli Arcimboldi.
Fuori dal teatro è stata annunciata una manifestazione di protesta della “comunità cinese di Milano” che – in un comunicato stampa – parla di un “Tibet ricongiunto alla Cina dal 1951”, omettendo di precisare che quella unione fu una occupazione militare fatta con 40mila soldati (approfittando della distrazione mondiale per la guerra in Corea).
Sono certo che il Dalai Lama sorriderà e regalerà la Kata, la sciarpa tibetana bianca della felicità, anche a questi contestatori. La stessa che immaginiamo donerà al Cardinal Scola che riceverà con tutti gli onori l’esponente religioso in Arcivescovado.
Gli eventi milanesi pubblici di Tenzin Gyatso (tutti a pagamento, per coprire le spese) sono praticamente esauriti. Venerdì e sabato incontrerà i fedeli buddisti ma anche i tanti affascinati dalla cultura tibetana nelle strutture di Rho Fiera Milano. Qui sarà in mostra il mandala di sabbia colorato, realizzato dai monaci tibetani che in questi giorni hanno lavorato nel palazzo comunale di Rho. Un lavoro per ricordare anche agli sparuti contestatori la caducità della vita. Ad maiora
Andrea Riscassi, Articolo21 Lombardia