Catania: al corteo del 21 ottobre gli studenti sfilano ma senza unità
“Renzi! Ci senti? Va’ a …”. “Giannini, siamo noi la buona scuola!”. “Resistenza, resistenza! Via le basi Nato dalla Sicilia!”.
Gli studenti delle università e dei licei – che si definiscono “la generazione ingovernabile” – hanno sfilato in corteo in una strada che poteva essere la via Etnea, in quella che poteva essere la città di Catania, si sono “sgolati” nel recitare gli slogan contro il governo nazionale.
Al di là che la manifestazione fosse contro la scellerata riforma della “buona scuola”, per tutta la durata del corteo c’era la sensazione di trovarsi in una città anonima, senza storia sociale e politica dove non esiste la giunta Bianco, dove non esiste il pericolo del dissesto finanziario, dove non esiste un uomo chiamato Ciancio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, dove non esiste il pericolo di infiltrazioni mafiose nel consiglio comunale, dove non esiste una giunta comunale che vuole svendere la città che appartiene anche agli studenti.
Se li avesse sentiti il podestà Bianco avrebbe detto “Li sentite? Non parlano contro di me! Non sono contrari al mio governo!”.
In mezzo a quel corteo, uno striscione recitava “Catania non si vende “, tenuto da cinque persone e una trentina di ragazzi che lo seguivano, convinti che l’unità nella diversità può essere vincente. E solo ascoltando loro ci si accorgeva di essere a Catania.
Senza mancare di rispetto e stima verso quegli studenti che comunque credono in una giusta causa, una giusta lotta che dovrebbe partire localmente per allargarsi globalmente, una lotta di tutti! Ma la realtà del mondo studentesco a Catania è un’altra. Centri sociali, coordinamenti e collettivi studenteschi che si contrappongono tra loro, tutti con la presunzione che si possa fare politica da soli, che possono dividersi in “clan” e magari farsi i dispetti.
No, cari ragazzi, la storia nel suo caos ci insegna che, pur essendo diversi, si può trovare un sentire politico comune. Un sentire comune che non vuol dire che c’è chi vince e chi perde, ma che tutti insieme possiamo essere vincenti contro chi governa per i propri interessi di partito e per favorire i comitati d’affari e i clan mafiosi.
Non vi diciamo questo perché ci crediamo più saggi vista la nostra età, non potremmo dirlo, perché siamo stati giovani anche noi e abbiamo commesso gli stessi errori che potreste commettere oggi voi. Ve lo diciamo piuttosto per invitarvi a incontrarci! Incontriamoci senza paure né presunzione, magari litigando, tra generazioni diverse, con idee diverse, ma con la consapevolezza di batterci tutti dalla stessa parte, come compagni e compagne che vanno verso una sola direzione, verso una strada che si chiama giustizia sociale.
Senza dimenticare che dietro di noi, società civile informata e con più strumenti culturali, esiste un’altra società reale che vive nel disagio e nel degrado, sotto il tallone mafioso. Incontriamoci, nelle vostre sedi o nelle nostre, oppure in una piazza o in qualunque strada di questa nostra città. Facciamolo adesso, senza perdere altro tempo!