Dall’appello lanciato il 2 settembre al sit-in in Piazza Santi Apostoli promosso da Articolo 21, a cui hanno aderito Amnesty, Arci, Fnsi, Tavola per la pace, Unicef e molti altri, alla Perugia – Assisi del 9 ottobre, il filo conduttore è stato e sarà la pace in Siria.
Domenica prossima ci ritroveremo in Umbria per iniziare il percorso che ci porterà alla Rocca di San Francesco per chiedere che finisca il massacro siriano, l’immediato stop ai bombardamenti per consentire l’arrivo di aiuti umanitari ad Aleppo e nelle zone più devastate dai raid della coalizione internazionale, in particolare dell’aviazione russa.
Articolo 21, che da sempre oltre a manifestare indignazione e animare, come lo scorso 2 settembre, momenti di protesta per una tragedia che ha distrutto, insieme a migliaia di vite umane, l’idea stessa della convivenza tra comunità diverse, ha come prioritario obiettivo illuminare realtà oscurate, quei drammi dimenticati che nessuno, o pochi, raccontano. Come l’utilizzo delle armi chimiche e i crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur, altro tema che sarà posto, con gli altri conflitti e le crisi umanitarie in corso in Sudan e Sud Sudan, all’attenzione dei partecipanti alla marcia per la pace e la fratellanza dei popoli.
Mancano pochi giorni, ci auguriamo che il popolo pacifista che si metterà in cammino per chiedere di far tacere le armi in Siria, Sudan e in tutti gli altri teatri di guerra di oggi, sia più numeroso che mai per far arrivare forte il messaggio ai potenti del mondo che possono, devono, fare qualcosa per fermare gli orrori indiscriminati contro le popolazioni civili.
Ciò sarà possibile solo se ciascun ‘marciatore di pace’ assumerà questa esigenza come carico personale.
La Marcia non è un rito, è un impegno. Non è una passeggiata, è un’azione politica. Non violenta. E interpella la coscienza di tutti.
Come affermò Aldo Capitini in quel 24 settembre del 1961 dalla Rocca di Assisi, prima volta della marcia, “la pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti”.
Per questo tutti noi abbiamo l’obbligo morale di metterci in cammino per ripudiare le guerre di oggi e di domani.