Il 3 ottobre di tre anni fa, 368 persone morirono annegate al largo di Lampedusa. Erano donne, uomini, bambini che provenivano per lo più dall’Eritrea per fuggire alla dittatura del presidente Afewerki. Nel marzo di quest’anno il Parlamento ha approvato la legge che istituisce, in quella data, la Giornata della Memoria delle vittime dell’immigrazione. Questo 3 ottobre sarà dunque la prima Giornata, in cui verranno ricordate anche istituzionalmente le migliaia di migranti morti nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Nell’ultimo anno i morti sono aumentati a causa di una progressiva chiusura delle frontiere e dall’inizio del 2016 sono già più di 3500. La politica dei ‘muri’ ha comportato sia un aumento delle tariffe richieste dai trafficanti, sia la ricerca di nuove rotte, spesso ancora più insicure.
Il Mediterraneo continua ad essere la rotta più pericolosa, ed è ormai diventato un enorme cimitero a cielo aperto. L’ultimo naufragio di cui abbiamo notizia è avvenuto il 21 settembre, davanti alle coste egiziane, e pare che le vittime siano più di trecento.
Intanto i governi europei, a partire da quello italiano, stanno lavorando per stringere accordi con i paesi di origine e transito, per chiudere ogni possibilità di arrivare in Europa. L’ultimo accordo è stato firmato ad agosto dal capo della polizia italiana col suo omologo sudanese e consente il rimpatrio delle persone provenienti persino dal Darfur (40 persone sono già state rimpatriate) dove è noto che le bande paramilitari legate al governo uccidono senza pietà ed è di stamattina la notizia che in quel paese vengono usate armi chimiche.
Il 3 ottobre a Roma l’Arci organizzerà un flash mob alle 11 davanti al Pantheon, per ricordare le migliaia di persone in fuga dai loro paesi, morte nella ricerca di un futuro migliore. Basta vittime di immigrazione, si aprano corridoi umanitari, si adottino politiche di vera accoglienza.