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Yemen, vittime bombe aumentate del 40% nell’ultimo mese mentre i bambini tornano a scuola nei tunnel

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In poco più di un anno di conflitto in Yemen sono stati uccisi 4 mila civili e oltre 6 mila sono stati feriti o mutilati. Gran parte a causa delle bombe della coalizione internazionale intervenuta a sostegno del governo yemenita in conflitto con i ribelli sciiti dell’imam Abdel Malik Houthi.
I dati forniti dal portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, durante una conferenza stampa ieri a Ginevra, tracciano un quadro di devastazione che desta grande allarme.
Lo dice con chiarezza Cecile Pouilly, rappresentante Onu, snocciolando numeri che parlano di orrori in crescendo che destano profonda preoccupazione.
Il forte aumento delle vittime dalla sospensione dei colloqui di pace, 180 morti e 268 feriti nel solo mese di agosto, pone in evidenza la gravità del momento.
I dati dell’ultimo mese rappresentano il 40 per cento di morti in più rispetto a quelle registrate nel mese precedente.
Alla luce della crescita esponenziale delle uccisioni di civili e delle terribili sofferenze degli yemeniti, l’ONU ha esortato tutte le parti a “rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale, tra cui garantire i principi di distinzione, di proporzionalità e di precauzione”.
La portavoce dell’Alto commissariato per i diritti umani ha anche ribadito l’appello per l’istituzione di un organo investigativo internazionale indipendente.
Lo Yemen è sconvolto dal 2014 da un conflitto militare tra il governo guidato da Abd Rabbo Mansur Hadi e i ribelli sciiti dell’imam zaidita Houthi, supportati da unità dell’esercito fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh.
In queste ore i ministri degli Esteri del
quartetto sulla crisi yemenita, composto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Arabia Saudita ed Emirati, hanno proposto una tregua di tre giorni.
Nel corso di una riunione a New York, alla presenza dell’inviato dell’Onu nel Paese, Sheikh Ahmed Ismayl, si è giunti
alla conclusione della necessità di interrompere le ostilità per almeno 72 ore.
Il rappresentante delle Nazioni Unite inizierà una serie di trattative con le parti contrapposte e proseguirà il lavoro della Commissione per la tregua e il cessate il fuoco che nei mesi scorsi aveva ottenuto una breve sospensione dei combattimenti.
I ministri degli Esteri del quartetto si sono anche detti preoccupati per gli attacchi lanciati contro il territorio saudita tramite missili balistici chiedendo di fermarli immediatamente.
Da parte sua il presidente yemenita, Abd Rabbo Mansour Hadi, ha annunciato che non intende “accettare soluzioni alla crisi in corso nel suo paese diverse da quelle contemplate dalle risoluzioni dell’Onu”. In un’intervista all’emittente televisiva “al Jazeera”, il capo di stato ha aggiunto che nessuno può imporre al suo governo di “accettare il tentativo iraniano di influenzare gli equilibri in Yemen”.
“Riteniamo – ha sottolineato – che non abbiamo altra via d’uscita che il
dialogo nazionale per risolvere la crisi”.
Dopo il collasso dei colloqui di pace, appare sempre più urgente riuscire s trovare la chiave per la ripresa del dialogo.
A pagare per la rottura delle trattative è soprattutto la popolazione. Anche a settembre si è registrato un aumento di attacchi contro obiettivi teoricamente ‘protetti’, con almeno 41 azioni contro strutture sanitarie o scuole, mercati, luoghi di culto, aeroporti e abitazioni.
Solo ieri un raid su una zona residenziale della città di Hudaydah ha
causato la morte di 26 persone, mentre altre 24 risultano gravemente ferite. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare.
Intanto i bambini dello Yemen tornano a frequentare la scuola, ma non in aule con banchi e lavagne ma nei tunnel della città al riparo dalla guerra.
La foto postata ieri su Twitter dallo
‘Yemen Post’, un’agenzia locale con 152 media partner internazionali, è uno schiaffo ai potenti che nei palazzi istituzionali parlano di strategie e di compromessi ma stentano a trovare soluzioni per fermare il conflitto mentre le bombe della coalizione internazionale continuano nella loro opera di distruzione.
I bombardamenti negli ultimi mesi hanno colpito 180 istituti scolastici. Lo Yemen è in balia della guerra civile quanto, se non più, dei raid arei dell’aviazione dell’Arabia Saudita e dei partner nell’operazione militare in atto nel Paese.


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