Se il liberismo produce sempre più povertà, occorre una Sinistra nuova, che lo smascheri e proponga un modello radicalmente diverso di società.Il tre giorni di Pescara di Sinistra Italiana hanno ruotato su questa analisi e sulle conseguenze – politiche e organizzative – che innesca. Gli eretici ex-PD Fassina e D’Attorre hanno convocato tutto la sinistra inquieta e in ricerca, già radunata nell’incontro di Cosmopolitica, per continuare la costruzione di un partito nuovo, che rappresenti donne e uomini consapevoli del declino del liberismo e della sua arrogante ricetta per chi non ce la fa: arrangiatevi, perché la finanza vi considera un peso.
Il processo non è semplice, anche perché avanza nella dissolvenza incrociata con l’autoscioglimento di Sel, previsto come imminente, ma non ancora definito nei tempi. Il rischio da scongiurare è realizzare un partito-zattera, che finisca come per raccogliere gli esuli di Sel senza dedicarsi con decisione all’emergenza sociale. Ma su questo pericolo la vigilanza è alta, sia da parte di chi sta guidando questa fase transitoria, sia dai rappresentanti dei territori, che vedono nell’apertura del nuovo soggetto l’elemento più interessante della questione.
In questo senso ha avuto molto ascolto la proposta di non far cadere i rapporti di collaborazione stabiliti alle ultime amministrative con il mondo del volontariato e dell’attivismo, mobilitato nelle liste civiche. Ma anzi valorizzarlo con forme di partecipazione al processo costruttivo del partito nuovo, soprattutto nella definizione dei temi di programma, utilizzando l’esperienza sul campo che queste energie possono portare. D’altronde c’è un dato incoraggiante a cui riferirsi in questo allargamento di campo: le adesioni al 2 per mille nelle dichiarazioni dei redditi a favore di Sel sono state clamorosamente superiori alle aspettative. Si parla di 150 mila devoluzioni a fronte di 15 mila iscritti.
Referendum e itaicum sono stati i temi dibattuti, ma collaterali all’incontro, perché lo sforzo principale è stato quello di come rappresentare l'”inferno” in cui troppe persone sono precipitate in questi anni di selvaggio liberismo. E come questa diseguaglianza sociale sia anticostituzionale. Onida ha messo anche in guardia sulla truffa delle parole-specchietto come semplificazione e risparmio, dimostrando che nessuno di questi obiettivi è raggiungibile con il referendum. De Magistris ha insistito sul pericolo del neo-centralismo delle riforme, che va ad acuire ancora di più la stretta di spesa già scorsoia che sta strangolando i comuni, con il fine – nemmeno troppo celato – di varare una maxi-privatizzazione dei servizi, ad iniziare dalle scuole.
Ospiti del PD, Pazienza e Orfini. Il primo ha confermato l’impegno della minoranza nel contrastare l’italicum, per salvaguardare l’impianto parlamentare della legge elettorale, in un contesto occidentale, dove la democrazia inizia ad essere messa in discussione come modello più efficacie di convivenza politica. Orfini ha svelato la sua intenzione di presentare una proposta di legge meno maggioritaria – sul modello greco – sfidando Sinistra Italiana ad unirsi all’iniziativa. D’Attorre sul palco ha subito raccolto l’invito, ma ha fatto anche fatica a sedare i fischi del pubblico quando Orfini ha difeso la sua posizione favorevole al referendum, una mancanza di rispetto dell’ospitalità che si poteva evitare.
E adesso?
Partirà subito il lavoro preparatorio per i documenti congressuali, la stesura di procedure di partecipazione e la definizione della proposta di statuto. Ma senza mai distogliere lo sguardo dall’attualità: è imminente il lancio di una vasta manifestazione di piazza ai primi di Ottobre per il NO al referendum. Perché l’inferno sociale nasce dall’alterazione dei rapporti di forza tra chi ha sempre meno e chi accentra sempre di più. Cioè dall’erosione della sovranità del popolo custodita dalla Costituzione, esposta al duplice attacco dell’accentramento di potere spacciato per semplificazione. E alla riduzione della rappresentanza camuffata da governabilità.
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