Di Pino Salerno
Per chi suona la campanella? Titolano così i quotidiani in occasione dell’apertura generale delle scuole in questa settimana, parafrasando un romanzo di Hemingway, il cui titolo, “Per chi suona la campana”, è preso in prestito da un celebre poema di John Donne. Sono quasi 8 milioni di studenti degli istituti statali e oltre 939.000 di quelli paritari. Nella Provincia autonoma di Bolzano la campanella ha suonato lo scorso 5 settembre. Lunedì 12 settembre, ricorda il Miur, riprendono le lezioni in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Nei giorni a seguire le altre regioni secondo i calendari deliberati negli scorsi mesi. Gli studenti delle scuole statali sono quest’anno 7.816.408, 370.597 le classi distribuite nelle 8.281 istituzioni scolastiche presenti sul territorio per un totale di 41.163 sedi. In particolare, sono 978.081 gli alunni delle scuole dell’infanzia, 2.572.969 quelli della primaria, 1.638.684 i ragazzi della secondaria di I grado e 2.626.674 quelli della secondaria di II grado. Gli alunni diversamente abili sono 224.509. Fra le regioni con più alunni iscritti, la Lombardia che ne conta 1.190.393, seguono Campania (909.010), Sicilia (754.438) e Lazio (737.940). Guardando alle scuole secondarie di II grado e alle scelte effettuate dagli studenti, oltre 1,2 milioni di ragazzi frequenteranno un indirizzo liceale, 831.739 un indirizzo tecnico, 546.716 un indirizzo professionale.
Al di là dei dati contabili, quello che si apre in questa settimana si presenta come un anno di passione, sia per i docenti che per il personale tecnico e amministrativo, con pesanti ricadute sull’attività didattica. Non è solo una falla nell’organizzazione scolastica, come da tempo siamo abituati ad ogni inizio d’anno. Vengono al pettine le gravissime storture e le distorsioni di una riforma, la famigerata legge 107 del 2015 della coppia Renzi-Giannini, che ha sostanzialmente determinato il caos nella scuola pubblica, e ha diviso lavoratori e lavoratrici della scuola, insieme con le rappresentanze sindacali, dal ministero e dal governo. Il fatto è che quella legge è il frutto di una testarda volontà di non dialogare con nessuno, di agire attraverso riforme non condivise e soprattutto irrazionali, usando spesso la scuola demagogicamente nei comizi, televisivi e di piazza. Non è un caso che il premier Renzi citi spesso la riforma della scuola come fiore all’occhiello del suo governo, elencando numeri di docenti stabilizzati dimenticando però di spiegare secondo quali norme sono avvenute quelle stabilizzazioni. Inoltre, emergono tutti i vizi di un concorso partito male e gestito peggio. Infine, la questione enorme dei trasferimenti di migliaia di docenti sradicati fa correre il rischio di collegi docenti incompleti, e del ricorso a decine di migliaia di supplenti. D’altro canto la situazione in cui è stata gettata la scuola pubblica, da Nord a Sud, è ben rappresentata da organizzazioni sindacali, docenti, presidi.
Il preside arrabbiato e indignato contro la Buona scuola di Renzi
”E’ una situazione drammatica. Un caos tremendo. Non abbiamo mai avuto così tanti problemi a ridosso dell’inizio della scuola. E’ come se fosse esplosa una bomba. I consiglieri del ministro Giannini evidentemente arrivano dalla luna ma, alla qualità dell’insegnamento, non ci ha pensato nessuno”, dice ad esempio il preside Domenico Altamura che lavora nel mondo della scuola da 40 anni ed è a capo del Liceo scientifico Niccolò Copernico ma anche preside reggente (come tutti i dirigenti scolastici a Bologna) dell’Istituto comprensivo di Monterenzio. ”Le scuole sono aperte anche di domenica, perché si stanno facendo in modo frenetico, e col rischio di sbagliare, le assegnazioni delle cattedre prima che inizi la scuola, giovedì prossimo. Siamo come tanti soldatini, tutti allineati sulla politica della Buona scuola di Renzi” commenta con amarezza. “Qui al Copernico parecchie classi di concorso sono andate deserte. Ho tre insegnanti di diritto ma mi mancano nelle altre materie. All’Istituto comprensivo di Monterenzio, dove ho la reggenza, sono senza docenti di matematica e di sostegno. Mi mancano 7 o 8 insegnanti alle elementari, quasi la metà alle medie e 4 su 14 alla scuola d’infanzia’. ‘Gli insegnanti – prosegue – vengono trasferiti da tutta Italia. A Monterenzio ho un’insegnante di Napoli che è stata mandata a Genova, ha fatto ricorso ed è stata destinata qui. Un’altra arriva da Pescara ma ha già richiesto l’assegnazione provvisoria nella sua regione. Molti docenti che arrivano dall’altra parte dell’Italia hanno genitori bisognosi d’assistenza e, in quel caso, possono prendere congedo fino a 2 anni”. ”E’ un caos tremendo – denuncia – e una delusione grandissima. Il Governo dovrebbe far tornare la scuola all’anno zero ma chiaramente non può visto che, tra un anno e mezzo, si vota. Gli insegnanti, però, certo non voteranno Renzi”.
La Flc Cgil denuncia l’incapacità del MIUR di gestire situazioni complesse
”Questa è l’immagine reale che dimostra il fallimento della Buona scuola. Si è riusciti a peggiorare la situazione già difficile delle scuole. L’incapacità del Ministero dell’Istruzione di gestire un sistema complesso è sotto gli occhi di tutti. Un sistema che ha bisogno di idee chiare, di un progetto e di tempi adeguati, non solo di proclami”, spiega Raffaella Morsia, segretaria generale della Flc-Cgil dell’Emilia-Romagna, forse la regione più colpita dal dilettantismo ministeriale, che sta raccogliendo, insieme alle altre sigle, la protesta dei dirigenti scolastici di tantissime scuole. ”In questo momento sono all’Ufficio scolastico regionale – spiega Morsia al telefono – dove si sta procedendo alle immissioni in ruolo anche di sabato e domenica, visto che la scuola inizia giovedì prossimo e mancano ancora circa un terzo degli insegnanti sul territorio regionale. La colpa di questo caos è del ministero dell’Istruzione che ha pubblicato il bando del concorso fuori tempo massimo e non certo delle commissioni di assegnazione delle cattedre ‘che hanno lavorato tutta l’estate senza andare in ferie”.
In Toscana, grave sconcerto per le lacune di inizio anno scolastico, denunciano tutti i sindacati scuola
I sindacati Fgu Gilda degli Insegnanti di Prato/Pistoia, Cisl Scuola Firenze-Prato e Flc Cgil Prato esprimono in una nota “grave sconcerto per le modalità di avvio delle operazioni di nomina in ruolo nella Scuola dell’Infanzia e Primaria sia a Prato che a Pistoia, con palese disparità di metodo tra due province che fanno parte del medesimo ufficio XI dell’Usr Toscana”, quindi “al fine di tutelare tutti i lavoratori hanno dato incarico ai propri legali di riferimento di attivare tutte le necessarie iniziative a salvaguardia della tutela individuale dei docenti interessati nelle sedi previste”. “Da una rapida lettura dei due decreti – scrivono i sindacati – uno per Prato e l’altro per Pistoia sulla pubblicazione delle ‘Graduatorie a Esaurimento (Gae)’ sembrerebbe addirittura che ci possano essere disparità di trattamento per coloro che sono stati inseriti con riserva (contrassegnati con la lettera ‘t’) nelle due province”. “La prima perplessità – spiegano – riguarda la procedura, adottata a Prato, affrettata e niente affatto corretta sul piano della tempistica: pubblicazione definitiva delle graduatorie nel tardo pomeriggio di venerdì 10 settembre e a seguire pubblicazione della convocazione, qualche ora dopo, per lunedì pomeriggio (ore 14.30 primaria, 15.30 infanzia) e mancata pubblicazione delle disponibilità di cattedre della primaria. Quindi nessuna possibilità di correggere gli eventuali errori, per altro anche già segnalati, nella graduatoria e sicurezza di errori nell’assegnazione cattedre con strascichi di proteste e ricorsi”.
In Veneto è lo stesso governatore Zaia che riconosce le enormi difficoltà e propone l’apertura a ottobre
Zaia ricorda che l’apertura dell’anno scolastico 2016-2017, che per le scuole venete è fissata ufficialmente per domani, è segnata “da una grave carenza legata alla mancanza di ben 468 insegnanti”. “E’ una situazione che si perpetua da anni – aggiunge – con insegnanti che mancano, altri che arrivano in Veneto dalla Sicilia per fare qualche ora e viceversa: in realtà per la Scuola non c’è la benché minima attenzione, a meno che il Governo non voglia sostenere che anche questa è un’emergenza”. “Qui delle due l’una – conclude Zaia -: o si fanno le cose per bene o si torna all’apertura a ottobre com’è stato in passato, dedicando settembre a mettere a posto l’organizzazione sul serio per poi partire davvero, con la squadra al completo”.