Come ha ricordato Antonella Napoli due giorni fa, domenica 25 settembre il noto scrittore e giornalista giordano Nahed Hattar è stato colpito a morte all’esterno di un tribunale di Amman. La sua vicenda è ormai nota. Hattar si stava recando in tribunale a rispondere delle accuse di “offesa alla religione” e di “esasperazione dei sentimenti religiosi” per aver pubblicato su Facebook, l’11 agosto, una vignetta ambientata in Paradiso nella quale si dileggiava un esponente dello Stato islamico.
Aveva cancellato il post dopo 24 ore, precisando di non aver avuto intenzione di offendere i musulmani, ma era stato comunque arrestato il 13 agosto. Era stato trasferito nel centro di detenzione Marka, nella capitale Amman, e rilasciato su cauzione l’8 settembre dopo che tre precedenti richieste di scarcerazione erano state respinte.
In che clima è maturato l’omicidio di Hattar? E le autorità giordane hanno fatto qualcosa per prevenirlo?
In generale, usare le leggi sulla blasfemia per perseguitare chi esercita pacificamente il suo diritto alla libertà d’espressione alimenta un clima nel quale chi si sente “offeso” può ritenersi legittimato ad agire con violenza nei confronti delle persone ritenute portatrici di “offese”. Niente di sorprendente che in molti sui social media abbiano giustificato l’omicidio di Hattar, definito “un infedele”.
Il fatto che Hattar fosse sotto processo e rischiasse una condanna solo per aver condiviso una vignetta tuttalpiù controversa era di per sé un attacco alla libertà d’espressione. Nessuno dovrebbe essere imprigionato per aver realizzato o condiviso una vignetta che non incita alla violenza, anche se qualcuno o più di qualcuno possa giudicarla offensiva.
Ci sono alcune domande che i governi che hanno a cuore la libertà d’espressione e i giornalisti (quelli internazionali, giacché a quelli giordani è stato vietato di occuparsi della vicenda) potrebbero rivolgere alle autorità di Amman. Dal momento dell’arresto, secondo quanto hanno denunciato i suoi familiari, Hattar aveva iniziato a ricevere minacce di morte. Le autorità hanno attivato un programma di protezione? Hanno indagato sull’origine di quelle minacce?
L’avvocato di Hattar aveva segnalato possibili manifestazioni e disordini fuori dal tribunale. La famiglia aveva chiesto che quel giorno Hattar avesse una scorta. Perché non gli è stata assegnata?