Il 29 settembre la confederazione compie 110: una storia spesa a difesa dei diritti dei più deboli. Una giornata intensa a Roma: la mattina alla Camera per la consegna delle firme, dal pomeriggio in piazza per le celebrazioni. La sfida del Nuovo Statuto.
Il 29 settembre la Cgil compie 110 anni: oltre un secolo in difesa del lavoro e dei diritti dei più deboli. Proprio questa data è stata scelta per consegnare in Parlamento le tantissime firme raccolte per il nuovo Statuto dei lavoratori. Un testo ambizioso – si chiama “Carta dei diritti universali del lavoro” e si compone di 97 articoli –, una proposta di legge di iniziativa popolare che si propone di rideclinare lo spirito della “vecchia” legge 300 del ’70 adattandola a un mercato del lavoro cambiato e molto più articolato di quanto non lo fosse alcuni decenni fa. Ma senza dimenticare l’idea che sta alla base delle conquiste strappate da lavoratori e sindacati nel secolo scorso e che sono scandite anche dalla nostra Costituzione. E cioè che il diritto a un lavoro decente e dignitoso, a un compenso equo e proporzionato, alla libertà d’espressione, a condizioni chiare e trasparenti e a un ambiente sano e sicuro, deve valere per chiunque svolga un’occupazione, a prescindere dalla forma contrattuale in cui la sua attività si inquadri.
Sarà una giornata lunga e intensa, dunque, quella del 29. Alle 11,30 una delegazione della Cgil guidata dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, andrà in Parlamento per la consegna delle firme e sarà ricevuta dal presidente della Camera Laura Boldrini. Poi, dalle 17, musica e spettacolo a piazza del Popolo, con tanti artisti sul palco: Enzo Avitabile, Paolo Hendel, Med Free Orkestra feat, Kutzo e Leo Pari, Modena City Ramblers, Fabrizio Moro, Andrea Perroni. L’evento sarà presentato da Natasha Lusenti ed è previsto l’intervento del segretario generale della Cgil. La giornata si potrà seguire in diretta streaming su RadioArticolo1.
Perché una legge
Le firme raccolte per la Carta si aggiungono a quelle (3,3 milioni) depositate in Cassazione lo scorso 1° luglio sui tre referendum per l’abrogazione dei voucher, il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, la responsabilità solidale negli appalti e che sono stati proposti a sostegno del percorso indicato dalla Carta. Il Parlamento sarà dunque chiamato a essere all’altezza di questa sfida: anche da qui passa un’idea di riscatto per una politica che oggi non gode – in Italia, ma non solo – di una salute ottimale.
Il perché ci sia bisogno di una nuova legge lo spiega bene la Cgil in un testo che si può leggere sul sito della confederazione: “Oggi la separazione tra garantiti e non garantiti assume tante sfumature. La contrattazione inclusiva può avvicinare condizioni diverse e trovare risposte ai bisogni di chi lavora, ma ci sono diritti soggettivi che vanno resi universali e indisponibili alle deroghe e soprattutto estesi a tutti. Ci vuole quindi una Carta fatta di princìpi di rango costituzionale affinché, come fu per la legge 300/70, la ‘Costituzione entri nei luoghi di lavoro, riconoscendo diritti a chi ne è escluso’. Ma occorre anche una legge, un nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che riscriva il diritto del lavoro, rovesciando l’idea che sia l’impresa, che rappresenta il soggetto più forte, a determinare le condizioni di chi lavora, cioè del soggetto più debole”. Inutile dire che i provvedimenti licenziati in questi due anni dal governo, a partire dal Jobs Act, vanno in tutt’altra direzione.
Il percorso democratico
Alla stesura della Carta si è arrivati attraverso un percorso partecipativo e democratico. Per la redazione del nuovo Statuto sono stati coinvolti studiosi e ricercatori di altissimo livello; il testo, su cui sono state chieste le firme dei cittadini, è stato presentato per la prima volta a Roma il 18 gennaio, in una location insolita: il parcheggio di fronte alla stazione Termini.
Subito dopo è partita la consultazione straordinaria degli iscritti che si è conclusa il 19 marzo: in due mesi sono state organizzate oltre 41 mila assemblee in tutta Italia, in cui hanno votato un milione e mezzo di persone. Il consenso è stato quasi unanime: il 98 per cento degli interpellati ha detto sì alla proposta sulla Carta e il 93,59 per cento si è espresso per il sostegno ai referendum abrogativi nella fase di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare. Come ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, “la consultazione è stato uno straordinario evento democratico che per numeri e dimensioni non ha uguali. Le forme democratiche di partecipazione sono una nostra caratteristica, non è vero che viviamo nella stagione della mancata partecipazione”.
Sulla base del mandato ricevuto dagli iscritti il 9 aprile è cominciata la raccolta delle firme nei luoghi di lavoro e nelle piazze italiane, una navigazione in mare aperto, una grande occasione di confronto con i cittadini e le proprie necessità che si è conclusa proprio in questi giorni e che è stata avviata con uno spettacolo al Monk di Roma il 23 marzo. Indicativo lo slogan scelto per questa impegnativa #SfidaXiDiritti: “È tua firmala”. L’hanno scelta in tantissimi, nelle migliaia di stand e gazebo allestiti in tutto il paese grazie al lavoro di dirigenti e militanti. La parola, ora, passa al Parlamento.
Da rassegna.it
Stefano Lucci