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Il mio ricordo di Ciampi

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Con Carlo Azeglio Ciampi scompare uno degli uomini migliori che l’Italia abbia avuto in cariche importanti come la presidenza del Consiglio nel 1993-94 (dall’aprile al maggio dell’anno successivo ad esser precisi) e quindi presidente della repubblica nei sette anni dal 1999 al 2006. Toscano di Livorno, ho avuto la fortuna di conoscerlo e ne conservo un forte ricordo per due ragioni di fondo:da una parte, la forte fibra morale che è molto poco diffusa nella classe politica e più in generale in quella dirigente del Paese. La seconda ragione è la sua passione per gli ideali dell’Europa unita che gli ha fatto dire molto di recente che “la mia Europa vive un decadimento morale” frase che ha pronunciato nell’ultima intervista concessa al quotidiano di Torino. Sarà perché io nell’ex capitale del regno piemontese ho trascorso una buona parte della mia vita o perché il dialogo con lui era sempre stato fecondo, fatto sta che oggi come oggi penso anch’io e lo scrivo di frequente che l’Europa viva una “crisi dalla quale non riesce a venir fuori.”
Ciampi è stato presidente del consiglio in una fase di difficile transizione istituzionale ed economica. Il referendum elettorale e la congiuntura economica sfavorevole caratterizzata da un rallentamento della nuova legge elettorale richiedevano immediate risposte.
Il governo Ciampi ha garantito l’applicazione della nuova legge elettorale approvata dal Parlamento attraverso il complesso lavoro per la determinazione dei collegi e delle circoscrizioni elettorali e il passaggio da un Parlamento profondamente rinnovatosi tra la XI e la XII legislatura.

Sul piano economico gli interventi più significativi, sono stati rivolti a costruire il quadro istituzionale per la lotta all’inflazione attraverso l’accordo governo-parti sociali del luglio 1993, che segnatamente ha posto fine ad ogni meccanismo di indicizzazione ed ha individuato nel tasso di inflazione programmata il parametro di riferimento per i rinnovi contrattuali. Inoltre il governo Ciampi ha dato l’avvio alla privatizzazione di numerose imprese pubbliche, ampliando e puntualizzando il quadro di riferimento normativo e realizzando le prime operazioni di dismissione (tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito Italiano, della Banca Commerciale Italiana e dell’IMI).

Come ministro del Tesoro e del Bilancio del governo Prodi e del governo D’Alema, Ciampi ha dato un contributo determinante al raggiungimento dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, permettendo così la partecipazione alla moneta unica europea, fin dalla sua creazione.

I 14 anni in Banca d’Italia come governatore furono di fuoco, dal fallimento del Banco Ambrosiano alla sua rinascita, dal caso Sindona, segnato dall’assassinio di Giorgio Ambrosoli, allo scontro con lo Ior, dal divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia alle due gravissime crisi valutarie del 1985 e del 1992, con la rottura dello SME e il crollo della lira.

Ma l’incredibile avvenne il 26 aprile 1993 con una telefonata telefonata del Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro che nell’Italia terremotata da Tangentopoli lo chiama a formare un nuovo governo. In un anno Ciampi batterà l’inflazione nell’euro con una testardaggine nutrita dai continui contatti con Tietmeyer e Kohl e sostenuta dalla politica di concertazione con il Paese reale. Fu in realtà Giuliano Amato ad avere quell’idea e a convincerlo ad accettare. Sarà poi Walter Veltroni nel 1999 a costruire l’accordo politico che l o sospingerà al Colle contro i popolari di Franco Marini che premevano per Nicola Mancino o comunque per uno di loro.


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