A Brasilia, il Parlamento ha espulso quasi all’unanimità (450 voti, contro 10 e 6 astenuti) l’ex presidente della Camera Eduardo Cunha, il fondamentalista evangelico che si attribuisce il merito di aver promosso la destituzione di Dilma Rousseff. Accusato di arricchimento illecito, di aver ricevuto bustarelle per milioni di dollari e di aver mentito negando di avere conti bancari segreti all’estero, Cunha era stato indotto a rinunciare alla terza carica dello Stato dal suo stesso partito, quello del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), sorto alla fine della dittatura militare per favorire un ritorno morbido alla democrazia. Aveva però ottenuto di mantenere il posto di deputato per garantirsi la relativa immunità.
L’ha perduta malgrado un’accanita autodifesa, in cui è stato infine abbandonato a se stesso anche dai compagni di partito. Il voto dell’Assemblea di Brasilia l’ha inoltre sospeso dai diritti politici per 10 anni, fino al 2017. Inutilmente prima e poi nel corso della seduta plenaria ha minacciato gli altri parlamentari, avvertendoli che condannandolo si esponevano alla sua stessa fine: “…almeno 160 di voi potrebbero seguirmi nei prossimi mesi… se mi tradite siete tutti perduti…la Procura Generale della Repubblica mi perseguita… farà altrettanto con voi”. E promette ancora battaglia sulle decine di siti da lui aperti su Internet a nome di Jesus, dai quali fa propaganda personale e in favore dell’estremismo religioso.
Su la Folha de S.Paulo, il giornale della borghesia degli affari, il più diffuso e autorevole del paese, il noto columnist Mario Sergio Conti ricorda una testimonianza resa nel processo di impeachment che nel 1992 portò alla rinuncia il presidente Fernando Collor de Melo. Alludendo già allora a Cunha, un faccendiere dice a un cliente:”Lei deve conoscere un amico mio di Rio, lui sa tutto e tutto manovra, fa e disfa…”. Il giornale titola: “Il putridume politico creato da Cunha continua e vola alto”. Conti non è un cronista qualsiasi, è il giornalista che più da vicino seguì la vicenda Collor e più contribuì a farla esplodere con le sue inchieste tutte ben documentate. E’ una delle grandi firme de la Folha, dove scrive da anni.
L’atmosfera politica brasiliana è molto tesa anche fuori dei luoghi istituzionali. Centomila persone hanno manifestato a San Paulo nelle ultime ore, contro il governo Temer, che ha sostituito Rousseff al vertice dello Stato. Gli indici della sua popolarità misurati di settimana in settimana sono scesi sotto il 14 per cento. Meno di Dilma alla vigilia della sua caduta. Dalla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi all’inaugurazione del festival cinematografico di Rio, Temer è inseguito a ogni apparizione da salve interminabili di fischi e improperi. Alla marcia di San Paulo ci sono stati incidenti seri tra manifestanti e polizia. E un mistero, denunciato dal quotidiano spagnolo El Pais: la polizia militare ha fermato per varie ore un gruppo di giovani che un capitano dell’esercito travestito da studente aveva spinto a partecipare alla protesta. La magistratura indaga.
Livio Zanotti
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