Treviso, settembre 2016. “Identità negate” è il titolo del progetto espositivo di Fabrica alla Galleria del Cembalo di Roma, dal 15 settembre al 26 novembre, che comprende due mostre fotografiche: “Lingering Ghosts” di Sam Ivin e “Foibe” di Sharon Ritossa. Questi lavori nascono dalla ricerca di due giovani fotografi di Fabrica accomunati dal desiderio di approfondire due tematiche di grande rilievo sociale e storico: nel caso di “Lingering Ghosts”, Sam Ivin ha cercato di esprimere con le sue immagini il senso di perdita di sé e di insicurezza sul proprio destino che accomunano i richiedenti asilo nel Regno Unito; con “Foibe”, Sharon Ritossa è partita dalla particolare conformazione geologica del Carso per una riflessione su come questa possa avere avuto ripercussioni sulle vicende sociali e storiche della regione.
Destini incerti e indefiniti, dalle traiettorie confuse che nascondono vite e storie cui dare dignità: questo il filo rosso che accomuna i due progetti, con cui Fabrica fa un ulteriore passo avanti nell’esplorazione di tematiche delicate e di grande attualità. La cornice di queste mostre è la Galleria del Cembalo, spazio di particolare pregio nel cuore della Roma antica, che ha scelto la fotografia e il suo dialogo con altre forme di espressione artistica come elemento centrale dei suoi percorsi espositivi.
Fabrica è il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, fondato nel 1994. Offre a un gruppo molto eterogeneo di giovani creativi provenienti da tutto il mondo una borsa di studio annuale per sviluppare progetti di ricerca nelle aree di design, grafica, fotografia, interaction, video e musica.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Fabrica Tel. 0422-516272/6209 press@fabrica.it
Ufficio Stampa Galleria del Cembalo Davide Macchia – Cell. 340 4906881 ufficiostampa@galleriadelcembalo.it
Lingering Ghosts
Che cosa significa essere un richiedente asilo nel Regno Unito? È questo il punto di partenza della ricerca di Sam Ivin, iniziata in un centro di prima accoglienza a Cardiff, in Galles, e poi continuata in tutta l’Inghilterra. Il risultato è una serie di 28 ritratti, cui gli occhi sono stati raschiati via manualmente dall’autore: una volta arrivati nel Regno Unito, questi migranti si trovano a vivere in una sorta di limbo, costretti ad attendere notizie della loro richiesta di asilo per mesi o addirittura anni. Diventano dei lingering ghosts, delle ombre sospese.
Graffiare i volti di questi 28 migranti è un modo per trasmettere in maniera immediata l’idea della perdita di sé, la confusione che li attanaglia mentre aspettano di conoscere il proprio destino.
Quello di Ivin è uno sguardo contemplativo, distante dai riflettori dei media. Nonostante siano presentate prive di occhi, queste persone hanno una loro identità e in loro riconosciamo madri, padri, figlie e figli: esseri umani.
Sam Ivin è nato a High Wycombe, nei pressi di Londra, nel 1992. Dopo essersi laureato in Documentary Photography alla University of Wales di Newport ha ottenuto una borsa di studio a Fabrica. Durante il suo soggiorno ha finalizzato il suo progetto Lingering Ghosts.