Ebbene, voi non potete nemmeno immaginare che cosa sia stata la giornata dell’onestà ieri a Palermo. Io non ho mai visto nulla di simile. Un grande quartiere popolare, quello che fu di “Porta Nuova”, giurisdizione di Vittorio Mangano, totalmente tappezzato delle immagini e delle foto del prefetto-generale Carlo Alberto dalla Chiesa in ricordo dell’anniversario della sua morte. Non dai movimenti antimafia, ma dagli artigiani e dai commercianti. Negozio per negozio, bottega per bottega: il sarto, il puparo, la restauratrice di foto, il costruttore di presepi fantastici, il gioielliere, il gelataio, la libreria. Per centinaia di metri, dall’arco di Porta Nuova ai Quattro canti, andando verso il porto. Tutto il Cassaro alto pedonalizzato, con la gente che camminava su e giù e guardava e si inorgogliva, molti con il badge della festa dell’onestà. E i turisti che restavano meravigliati: ma che è successo? e scattavano foto, e filmavano, sorpresi per la nuova, inimmaginata identità di Palermo. E pittori e artisti e fotografi che esponevano nel e intorno al grande cortile della cattedrale ritratti e foto del generale e di padre Pino Puglisi, uccisi tutti e due in settembre. La caserma del generale (quando era colonnello e faceva i rapporti antimafia) in alto, rispetto alla cattedrale; più in basso, poco più di cento metri, il liceo Vittorio Emanuele, in cui padre Puglisi insegnò religione. L’associazione di commercianti e artigiani che ha organizzato mi ha portato a incontrare tutti. C’era un negoziante giovane che aveva messo la foto e che era contento di partecipare. Non ci crederete ma aveva addosso la maglietta del Padrino. Sono rimasto interdetto, poi ho pensato che proprio quella sovrapposizione innocente indicava l’avanzata nella cultura popolare dell’identificazione con gli eroi dell’antimafia.
Il tutto è durato un intero giorno. Il sindaco Orlando ha annunciato l’istituzionalizzazione della festa. Il nuovo arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nominato da papa Francesco prendendolo da una chiesa di Noto, per la prima volta in un terzo di secolo ha celebrato lui la messa di ricordo, equiparando mio padre ai “padri costituenti”. Non credevo a quel che vedevo e sentivo. L’Arma pienamente impegnata, anche nella festa popolare, l’arcivescovo, i commercianti, gli artisti, la gente semplice e normale, ma che stava succedendo? Poi la sera, dopo la presentazione di “Tutti gli uomini del generale”, il libro che conoscete, c’è stato nel cortile della cattedrale la proiezione di un breve film di foto su mio padre. Fatto da una fotografa, Maria Anna Giordano. Bellissimo, con un commento musicale commovente. Il cortile era strapieno. Alla fine, inaspettatamente, si sono alzati tutti in piedi applaudendo a lungo. E lo stesso hanno fatto alla fine del concerto della fanfara dei carabinieri, dopo la “Fedelissima” e l’inno nazionale. Gli ufficiali erano stupiti, dicevano che cose simili non si vedono nemmeno alle feste nazionali.
Leoluca Orlando si guardava compiaciuto la sua città, così cambiata, “come l’avrebbe voluta il generale”. Gli ho chiesto perché i giornali non raccontino di queste cose, del tram che rivoluzionerà il traffico, del taxi-sharing a tre euro a testa. Mi ha risposto: vorrei saperlo anch’io.