“Vi invito a continuare a far sentire la nostra pressione, facendo firmare nuove persone e condividendo la petizione il più possibile sui vostri canali social”.
È l’appello di Luigi Manconi, presidente di “A buon diritto” e della Commissione Diritti umani del Senato, promotore della petizione su Change.org con la quale si chiede al ministero degli Esteri di non far insidiare al Cairo il nuovo ambasciatore italiano in Egitto per dare un forte segnale al governo di Al-Sisi che continua a negare ogni responsabilità nella morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio scorso e ritrovato morto il 3 febbraio lungo la strada che dalla capitale egiziana si estende fino ad Alessandria.
“Voglio ringraziare le migliaia di persone che hanno già firmato la petizione, quasi 15 mila, e tutte coloro che vorranno dare il loro sostegno all’iniziativa. Più saremo a chiedere che il governo italiano continui ad avere una posizione ferma sul caso Regeni, più difficile sarà ignorare tali richieste”
Manconi, in costante contatto con la famiglia e il loro avvocato, Alessandra Ballerini, ha evidenziato come i dettagli della relazione dei medici legali pubblicati nei giorni scorsi da Repubblica “siano semplicemente l’atroce conferma di quanto i familiari di Giulio Regeni, i difensori e coloro che si sono battuti per la verità ripetono ormai da sette mesi”.
“Le risultanze dimostrano inequivocabilmente che non solo all’origine della morte non può esserci un incidente – prosegue il presidente della Commissione Diritti umani – né un fatto casuale, né una vicenda di cronaca ordinaria, ma dimostrano in particolare che Regeni è stato vittima di un sequestro e di una tortura perpetrata da persone competenti. Non sono stati banditi di strada, criminali da strapazzo o occasionali aggressori, ma uomini degli apparati statuali”.
La petizione ricorda che qualche settimana fa, nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Commissione diritti umani del Senato, Paola Regeni, con quel linguaggio dolce e potente che ha saputo elaborare dal proprio dolore, ha definito suo figlio “un giovane contemporaneo”. Ovvero, una persona intelligente, curiosa, un ricercatore attento che allo studio e alla conoscenza aveva dedicato la sua vita, viaggiando, imparando le lingue, Manconi frequentandola collegi e università in Paesi diversi.
Giulio incarnava il sogno dei padri fondatori dell’Europa, il miglior risultato di quelle o è politiche di scambio culturale e integrazione su cui abbiamo puntato alcuni decennii fa e che ltanto profondamente hanno cambiato le nuove generazioni del continente.
“Proprio per difendere questo pezzo fondamentale della nostra identità europea – sottolinea Manconi – l’uccisione di Regeni non può che portare a chiedere di dichiarare l’ Egitto Paese non sicuro. Non lo è stato per Giulio e non lo è per migliaia di anonimi egiziani della cui sorte mai sapremo. E potrebbe non esserlo per i tanti turisti, lavoratori, studenti e ricercatori europei che vi si recheranno in futuroNon può essere considerato sicuro uno Stato con il quale si intrattengono relazioni regolari, ma dove un cittadino italiano di fatto non viene tutelato nella propria incolumità: e dove, nel caso che essa venga compromessa, non sono garantite adeguate indagini per individuare i responsabili e ottenere giustizia”.
La petizione evidenzia che non può essere considerato sicuro un Paese in cui centinaia. di esseri umani vengono sequestrati, sottoposti a tortura e uccisi: solo negli ultimi otto mesi vi sono state 735 sparizioni e di circa 500 di queste persone non si hanno più notizie; mentre dal gennaio 2016 sono già 3 i morti accertati, con evidenti segni di tortura sul corpo.
Di conseguenza, nelle relazioni dell’Europa con l’Egitto la questione dei diritti umani non può essere un accessorio insignificante. Deve essere, piuttosto, una priorità fra le priorità. E non si può immaginare un sistema di rapporti, di qualsiasi tipo, fra uno Stato europeo e un altro Stato che al suo interno non garantisca la tutela dei diritti fondamentali.
L’oltraggio di cui è stata oggetto l’Italia da parte delle autorità egiziane nelle ultime settimane non colpisce solo questo Paese ma l’Europa tutta e l’insieme dei valori irrinunciabili in cui crediamo.
“Per queste ragioni, sollecitiamo Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione europea, ad adoperarsin in tutti i modi possibili al fine di dichiarare l’Egitto paese in questo momento non sicuro, i cittadini europei, in particolare “i giovani contemporanei” cdel nostro continente, a non recarvisi. Questo fino a quando il regime lì dominante non abbia mostrato la concreta volontà di cooperare per la ricerca della verità su Giulio Regeni e garantito il pieno rispetto dei diritti umani” conclude
Questa petizione è stata sottoscritta nelle scorse settimane da u circa un centinaio ddi europarlamentari, di tutti i Paesi e di tutti i partiti e indirizzato a Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione europea.
Articolo 21 invita chiunque condivida questa iniziativa a inviare il link della petizione ad amici e conoscenti in Italia ed altri paesi sollecitandone l’ulteriore diffusione.