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Terremoto. Lettera aperta al direttore di “Libero”, Vittorio Feltri

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Gentile direttore, 
Scrivo in merito alla prima pagina del quotidiano “Libero” di ieri 26 agosto, con due foto raffiguranti i terremotati in palestra ed i profughi (rectius: richiedenti asilo) in hotel.
Nelle ore successive al tragico evento, altri soggetti avevano esternato simili opinioni. Era prevedibile se non scontato.
Ma si tratta, appunto, di opinioni. E, anche se non le condivido, come tali le rispetto.. È ancor valido l’insegnamento di Voltaire.
Non scrivo quindi con l’intento di dimostrare la banalità di quella prima pagina (sul concetto di “banalità” ha già diffusamente scritto una profuga tedesca del recente passato).
Scrivo piuttosto per porre una domanda. Quella prima pagina divisiva tra italiani e stranieri mi porta a chiedermi chi siano gli italiani.
Non solo quelli in palestra (cui alla foto in prima pagina). Ma gli italiani tutti.
Io sono italiano e mi sento tale.
Siamo cittadini di un grande Paese. Ed a farlo grande sono stati i giganti del passato.
In primis, i nostri poeti e letterati.
Uno di essi mi è subito venuto in mente alla vista della prima pagina del quotidiano da Lei diretto: Giacomo Leopardi.
Ed esattamente la lirica “La ginestra o il fiore del deserto”.
L’opera descrive i luoghi tristi ed abbandonati delle pendici del Vesuvio. E parla della natura, crudele nutrice, che con una scossa di terremoto può annientare tutto (“con lieve moto in un momento annulla”).
Di fronte all’avversa natura, è nobile l’uomo che si mostra forte nella sofferenza. E che non incolpa delle sue sciagure gli altri uomini, aggiungendo alle sue sventure odio ed ira tra fratelli, e quindi un danno ancor maggiore (“… né gli odii e l’ire fraterne, ancor più gravi di ogni danno, accresce alle miserie sue, l’uomo incolpando del suo dolor …”).
Allo stesso modo, è da ritenersi stolto colui che offende gli altri uomini, quando è necessario restare uniti contro il comune nemico costituito dall'”empia natura”.

Siamo un grande Paese.
Principalmente perché abbiamo attinto agli insegnamenti dei giganti del nostro passato. Siamo nani sulle spalle di giganti.
Ed abbiamo chiaro il monito di uno di essi, del poeta di Recanati.
Unirci in “social catena” contro l’avversa natura.
Ed è quello che sta avvenendo in questi giorni nelle zone colpite dal terremoto. La solidarietà (scolpita dai padri costituenti nell’art. 2 della Costituzione) si è subito mostrata. Da parte di tutti. Cittadini italiani e non.
I richiedenti asilo (che una cattiva informazione mette a vivere in hotel di lusso) si sono attivati con azioni di aiuto nelle zone terremotate. I richiedenti asilo di Gioiosa Jonica hanno conferito il loro pocket money (la somma giornaliera di cui dispongono: 2,50 euro e non 35 euro). La comunità cinese di Prato ha portato alimenti ed aiuti.
Questa è l’Italia. Questo fa grande il nostro Paese: la solidarietà. La “social catena” contro l’avversa natura.
Questi sono i veri italiani.
Il richiedente asilo di Gioiosa Jonica ha veramente applicato il monito di Leopardi. Egli è quindi un vero italiano.
Non lo ha certamente fatto il seminatore d’odio; colui che vuol creare divisioni (terremotati contro rifugiati); colui che tendenziosamente afferma che le tende sono state utilizzate tutte per gli stranieri.
In conclusione, posso dare una risposta alla mia iniziale domanda: chi sono gli italiani?
Sono veri italiani anche gli stranieri ed i richiedenti asilo che si stanno prodigando in aiuti nelle zone terremotate.
Non sono certamente veri italiani coloro che cercano, invano, di alimentare divisioni con affermazioni tendenziose e sensazionalistiche in un contesto tragico quale un terremoto.

Distinti saluti
Francesco Di Pietro (avvocato del Foro di Perugia)


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