Son passati novant’anni, quasi un secolo, da quel 23 agosto 1927 in cui a Charleston, Stati Uniti, gli anarchici italiani Ferdinando Nicola Sacco, nato a Torremaggiore il 22 aprile 1891 e Bartolomeo Vanzetti, nato a Villafalletto l’11 giugno 1888, vennero giustiziati sulla sedia elettrica. Sacco faceva di professione l’operaio in una fabbrica di scarpe mentre Vanzetti che gli amici chiamavano in piemontese Tumlin, aveva a lungo girovagato negli Stati Uniti facendo i più vari mestieri. Erano stati arrestati e processati negli anni Venti con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio “Slater e Morril”di South Braintee.
Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all’epoca del processo: a nulla valse la confessione del detenuto portoghese Celestino Madera che scagionava entrambi. I due furono uccisi nel penitenziario di Charlestown presso Dedham. A cinquant’anni esatti dalla loro morte il 23 agosto 1977 il governatore dello Stato del Massachussette Michael Dukakis riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò complessivamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
Sacco nacque a Torremaggiore in provincia di Foggia il 22 aprile 1891 da una famiglia di produttori agricoli e e commercianti di olio e di vino: trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford dove nel 1912 sposò Rosina Zambelli con la quale andò ad abitare in una casa con giardino ed ebbe un figlio Dante e una figlia Ines. Lavorava sei giorni la settimana e per dieci ore a giorno. Nonostante ciò, partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell’epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori condizioni di lavoro. A causa di queste attività fu arrestato nel 1916.
Vanzetti nacque a Villafalletto in provincia di Cuneo l’11 giugno del 1888, primogenito dei quattro figli di Giovanni Barttista Vanzetti, (1849-1931) modesto proprietario terriero e gestore di una piccola caffetteria ,e di Giovanna Nivello(1862-1907). Pur non vivendo in ristrettezze economiche, furono soprattutto l’improvvisa e tragica morte dell’amata madre che lo potrò quasi alla follia, e probabilmente una consuetudine familiare (anche il padre era stato emigrante per un breve periodo dal 1881 al 1883). Fece molti lavori prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un’acciaieria, e in una fabbrica di cordami, la Plimouth Cordage Company. Spirito libero e indipendente era un avido lettore soprattutto delle opere di Marx, Darwin, Hugo, Gorki, Tolstoj, Zola e Dante. Nel 1916 guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli lavoro. Più tardi nel 1919 si mise in proprio facendo il pescivendolo.
Fu in quello anno, il 1916,che Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo italo-americano di anarchici. Allo scoppio della grande guerra e dell’intervento degli Stati Uniti ,il collettivo fuggì nel Messico per evitare la chiamata alle armi. Alla fine del conflitto, fecero ritorno nel Massachussetts, non sapendo però di essere stati inclusi in una lista di sovversivi compilata dal Ministero della Giustizia così come di essere pedinati dagli agenti dei servizi segreti americani.
Vanzetti organizzò un comizio a Brockston su invito di Carlo Tresca per protestare in seguito alla morte di un altro emigrato italiano, il tipografo Andrea Salsedo ucciso durante un’indagine dello FBI. Alla base del verdetto di condanna a morte vi furono da parte di polizia, giudice e giuria pregiudizi, una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro Palmer e culminata nella vicenda di numerose espulsioni del paese. Sotto questo aspetto i due anarchici italiani vennero considerati due “agnelli sacrificali” e la grazia fu rifiutata dall’allora governatore Alvan T.Fuller.
Grandi intellettuali come Albert Einstein, Bertrand Russell, George Bernard Shaw, John Dos Passos, Upton Sinclair e H.G.Wells intervennero chiedendo un nuovo processo ma non ci fu nulla da fare. E la sentenza venne eseguita senza indugio.