Una volta si diceva “non sparate sulla Croce Rossa” che era un modo per stabilire comunque un corridoio umanitario anche in un evento doloroso e senza regole come una guerra. Ma le guerre di oggi non sono più contrapposizioni (tragiche) fra due schieramenti. Non c’è più rispetto, neppure per i nemici. Purtroppo non è la prima volta. Il quadro di questo mondo in ebollizione ci ha abituati alla morte anche in strutture che dovrebbero essere protette. Perché ormai non si tratta più di soldati, ma è terrorismo, tutto è terrorismo.
L’ultimo esempio viene da Quetta, in Pakistan. E’ bastato, pare, un solo kamikaze imbottito di dieci chili di esplosivo, per causare una strage: 93 vittime e un centinaio di feriti. Uno sfregio, solo perché in quell’ospedale era stato portato il cadavere di Bilal Kasi, presidente dell’ordine provinciale degli avvocati del Balochistan, ucciso poche ore prima. Conosciutissimo e amato erano andati in tanti a rendergli omaggio. E tra le vittime dell’esplosione ci sono infatti venticinque avvocati e almeno due giornalisti. Lo scoppio è avvenuto presso l’entrata principale della struttura. La polizia ha immediatamente messo cordoni intorno all’area dell’attentato ed è stato lanciato un segnale di emergenza a tutti gli ospedali della città, dove stanno confluendo i feriti. Nel frattempo, il ministro dell’Interno del Balochistan, Sarfaraz Bugti, ha annunciato l’avvio di un’inchiesta su quella che giudica una “falla nella sicurezza” e l’ispettore generale della polizia, A.D. Khawaja, ha emesso un’allerta massima in tutto il Sindh. Proclamati tre giorni di lutto con le bandiere nazionali a mezz’asta.
Gli avvocati pachistani da tempo sono nel mirino dei terroristi locali, che recentemente hanno avviato una campagna di assassini mirati. L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto il 3 agosto e ha visto il legale Jahanzeb Alvi ferito a morte lungo la Brewery Road. Dopo la sua morte, lo stesso Bilal Kasi aveva denunciato quanto sta avvenendo e per protesta aveva boicottato per due giorni i procedimenti penali in corso. A giugno, invece, era stato trucidato sulla Spini Road il rettore della facoltà di Legge della University of Balochistan, Barrister Amanullah Achakzai. Uccisi peraltro anche quattro reporter solo quest’anno.
Le azioni di oggi, finora non sono state rivendicate, ma gli investigatori ritengono possa essere opera di al-Qaeda o dei guerriglieri separatisti (anche se prevale la prima ipotesi) che operano nella provincia, sita al confine con l’Afghanistan e l’Iran. Il premier, Nawaz Sharif, ha condannato l’attentato e ha detto che “non permetterà a nessuno di perturbare la pace”. Ma forse è solo un sogno, almeno per ora.