Con la cerimonia di apertura si aprono ufficialmente le Olimpiadi in Brasile fra le proteste dei dimostranti dimostranti, legati al Partito dei lavoratori (PT) dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e della presidente sospesa Dilma Rousseff che hanno marciato attraverso il Viale Atlantico per protestare contro Temer e contro il governo che definiscono frutto di un “colpo di stato”.
Sullo sfondo, anche le proteste contro l’uso dei fondi pubblici per finanziare i Giochi olimpici. “Ci opponiamo al fatto che non si dà priorità ai diritti sociali – spiegano alcuni manifestanti – Per questo non crediamo che le Olimpiadi possano giustificare il dirottamento di risorse destinate prima alle tematiche sociali”.
Il Washington Post in un duro articolo elenca i principali mali del Brasile, tra i quali c’è proprio la profonda crisi economica dello stato.
Ma le preoccupazioni principali vengono dalle organizzazioni dei diritti umani, e in particolare da Amnesty international Brasile che ha criticato aspramente l’organizzazione delle Olimpiadi, accompagnata da “una guerra contro i poveri, una guerra contro le favelas”. Amnesty critica anche l’aumento delle operazioni violente della polizia.
Riportiamo di seguito il rapporto pubblicato il 2 agosto sul sito di Amnesty Italia, dati che inquietano e devono far riflettere proprio all’indomani di un evento come le Olimpiadi che si propone di diffondere valori quali fratellanza, reciprocità, rispetto, diritti umani.
Ecco il report:
“Uno scioccante aumento del 103% nel tasso di omicidi a opera della polizia a Rio de Janeiro tra aprile e giugno del 2016 e il 2015 ha frantumato ogni possibilità di un’eredità positiva per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ha dichiarato Amnesty International tre giorni prima della cerimonia di apertura.
Secondo l’Istituto di sicurezza pubblica dello Stato di Rio de Janeiro, la polizia della città ha ucciso 49 persone nel giugno 2016, 40 a maggio e 35 ad aprile – più di una ogni singolo giorno. Dal 2009, quando Rio ha vinto la gara per ospitare i Giochi Olimpici, la polizia ha ucciso più di 2.600 persone in città.
“Proprio quando pensavamo che i livelli di brutalità della polizia non avrebbero potuto essere più scioccanti, lo sono. Il Brasile ha perso le Olimpiadi prima ancora di cominciare. L’aumento apparentemente inarrestabile di omicidi a opera della polizia ha messo in serio dubbio ogni possibilità di una eredità olimpica positiva in materia di sicurezza pubblica” ha dichiarato Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile.
“Un’ombra di morte è calata su Rio de Janeiro e sembra che le autorità si preoccupino solo di quanto bello possa essere il villaggio olimpico. Il tempo per le promesse e le parole vuote è finito. Le autorità brasiliane devono prendere urgentemente seri provvedimenti per prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani e consegnare alla giustizia i responsabili di tanto dolore”.
“La mancanza di protocolli chiari per controllare l’uso della forza letale e un approccio di sicurezza pubblica totalmente errato stanno facendo ripetere in Brasile i fallimenti dei Mondiali di calcio del 2014. Inoltre gli omicidi della polizia sono aumentati del 40% nel solo stato di Rio de Janeiro e le autorità hanno fatto ben poco per invertire la rotta. La responsabilità deve essere condivisa con l’ufficio del pubblico ministero, che ha il compito di controllare l’attività della polizia e presentare accuse sui casi di omicidi commessi dalla polizia”.
Amnesty International ha inoltre reso noto il primo rapporto mensile sull’applicazione collaborativa CrossFire. L’app, lanciata il 5 luglio, raccoglie segnalazioni di sparatorie e violenza armata da parte di persone che vivono nella città di Rio de Janeiro. Nel solo mese di luglio, le persone hanno segnalato tramite l’app 756 sparatorie con 51 morti. Le notifiche appaiono in una mappa suwww.fogocruzado.org.br. L’app conta già oltre 35.000 download.
Da quando l’applicazione è stata lanciata, in alcune favelas, tra cui Complexo do Alemão e Caxias (Baixada Fluminense), ci sono state segnalazioni quasi quotidiane di sparatorie tra criminali che operano nella zona e polizia. Nel Complexo da Maré, anche molte di violenza armata. Queste comunità si trovano tra l’aeroporto internazionale di Rio de Janeiro e le sedi olimpiche.
“L’app CrossFire raccoglie in una mappa ciò che migliaia di persone soffre ogni giorno nelle comunità di tutta Rio de Janeiro. É ora che le autorità brasiliane intraprendano azioni concrete evitando di concentrarsi su operazioni di polizia pesantemente armate e promuovendo invece politiche di sicurezza pubblica volte a proteggere tutti” ha affermato Renata Neder, human rights advisor di Amnesty International.
“Ciò dimostra inoltre che le autorità del Brasile, così come gli organizzatori delle Olimpiadi, chiaramente non sono capaci di garantire la promessa eredità di sicurezza pubblica e una città sicura per tutti.”
Ai primi di giugno, Amnesty International ha pubblicato il rapporto “Non c’è spazio per la violenza in questi Giochi!”, documentando come un mega evento sportivo come le Olimpiadi aumenta i rischi di violazioni dei diritti umani. L’organizzazione ha lanciato un appello globale agli organismi che organizzano le Olimpiadi e alle autorità brasiliane chiedendo misure preventive per evitare ulteriori violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. La scorsa settimana, più di 120.000 firme raccolte in oltre 15 paesi sono state consegnate al Comitato organizzatore locale di Rio 2016 chiedendo una politica di sicurezza pubblica che rispetti e protegga i diritti umani”.