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Marcinelle. Morire in miniera sognando l’Europa del benessere

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Vivere in baracche fatiscenti, a migliaia di chilometri da casa, lavorare seminudi in cunicoli bui, con un caldo soffocante, senza vedere la luce del sole per tante, troppe ore… e morire come topi, sepolti da terra e pietre, bruciati o soffocati dai fumi di un incendio devastante, senza via di scampo. Accadeva sessant’anni fa, l’8 agosto 1956, nella miniera belga di carbone di Marcinelle. Accadeva a 262 minatori, quasi tutti europei, oltre la metà (136) italiani. Accadeva in un’Europa che si stava rialzando dopo la guerra, che cercava il rilancio economico attraverso un mercato comune: il trattato che istituiva la Comunità europea del carbone e dell’acciaio – CECA era stato siglato a Parigi solo cinque anni prima (1951) e prevedeva la libertà di circolazione dei lavoratori impiegati nelle industrie del settore carbo-siderurgico, premessa alla libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali, alla base dei Trattati di Roma del 1957 che diedero vita alla Comunità Economica Europea.

Una rinascita economica che si curava poco della sicurezza di lavoratrici e lavoratori, dei diritti di chi stava costruendo il sogno europeo di ricchezza e benessere. Centoquarantamila furono gli italiani, dal 1946 al 1957, attirati dalle “condizioni particolarmente vantaggiose” pubblicizzate dalla Federazione Carbonifera Belga per il “lavoro sotterraneo nelle miniere belghe”, che prevedevano carbone gratuito, biglietti ferroviari, premi di natalità e salari impensabili per chi viveva nella miseria delle nostre campagne. Chimere. Sogni presto spezzati dalla dura realtà di un lavoro che puzzava di sudore, fatiche indicibili, malattie polmonari, morte.

False promesse di benessere, simili a tante altre, che richiamano alla memoria il sacrificio dei minatori sardi, la morte soffocata degli operai Eternit… Storie senza tempo, di uomini e donne che, sessant’anni fa come oggi, attirati dall’inganno di migliori prospettive di vita e lavoro, hanno pagato il prezzo più alto per l’Europa del benessere.

*Massimiliano Quirico, direttore Sicurezza e Lavoro


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