1. sabato 8 ottobre incontriamoci in assemblea nazionale a Roma
2. sabato 26 novembre ritroviamoci per la manifestazione nazionale
3. domenica 27 novembre discutiamo insieme di un percorso comune per una rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza.
Queste date quindi non sono l’obiettivo ma l’inizio di un percorso da fare tutte assieme. Partecipiamo tutte! A questo link l’invito verso una Grande Manifestazione delle donne
L’appello parte dalla Rete IoDecido, D.i.Re [Donne in Rete contro la violenza], UDI [Unione Donne in Italia] ma in realtà parte anche da ogni altra singola associazione qui non citata, e poteva partire da ciascuna di noi, in qualunque momento, perché tutte siamo stufe e preoccupate.
Come scrivono le promotrici, non possiamo più rimanere in silenzio! È giunto il momento di essere unite e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze per contrastare quanto continua ad accadere. Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Vogliamo che sabato 26 novembre Roma sia attraversata da un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione.
Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata.
La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzare e ridicolizzare le donne.
I media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato e sottilmente pervaso di un sessismo feroce, che ai più è anche difficile da decifrare; vittimismo (o colpevolizzazione) e spettacolo, neanche una narrazione coerente con le vite reali delle donne. La politica ci strumentalizza senza che ci sia una concreta volontà di contrastare il problema: si riduce tutto a dibattiti spettacolari e trovate pubblicitarie. Non c’è nessun piano programmatico adeguato.
La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura. Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d’attesa ci fanno pentire di aver denunciato, nessuna prevenzione seria è messa in atto verso le donne minacciate- E infatti spesso ci uccidono; e questo accade in
un trend di continuo peggioramento.
Dal lavoro alle scelte procreative si impone ancora la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.
Di fronte a questo scenario tutte siamo consapevoli che gli strumenti a disposizione del piano straordinario contro la violenza del governo, da subito criticato dalle femministe e dalle attiviste dei centri antiviolenza, si sono rivelati alla prova dei fatti troppo spesso disattesi e inefficaci se non proprio nocivi. In più parti del paese e da diversi gruppi di donne emerge da tempo la necessità di dar vita ad un cambiamento sostanziale di cui essere protagoniste e che si misuri sui diversi aspetti della violenza di genere per prevenirla e trovare vie d’uscita concrete.
In tutta Italia le donne hanno avviato percorsi di discussione che stanno concretizzandosi in mobilitazioni e dibattiti pubblici. Riteniamo necessario che tutta questa ricchezza trovi un momento di confronto nazionale che possa contribuire a darci i contenuti e le parole d’ordine per costruire una grande manifestazione nazionale il 26 novembre prossimo.