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La ricostruzione post-terremoto tra mafie e corruzione: la lezione che non vogliamo apprendere

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La lezione è sempre la stessa: evitare le infiltrazioni mafiose, scongiurare la corruzione e gli sprechi, combattere le lentezze burocratiche. Dopo essere stato devastato dal terremoto del 2009 in cui morirono oltre trecento persone, il centro storico de L’Aquila è un triste esempio delle problematicità che dovranno affrontare le città distrutte dal sisma che ha colpito il Lazio. Il capitolo più duro da affrontare resta la corruzione e l’infiltrazione delle mafie negli affari. Nel 2014 sette costruttori sono stati arrestati con l’accusa di aver collaborato con la Camorra per farsi procurare maestranze a basso prezzo. Il procuratore antimafia Franco Roberti, ha già messo in guardia ricordando che il crimine organizzato notoriamente ha sempre cercato di infiltrarsi nei lavori di ricostruzione fin dal terremoto dell’Irpinia nel 1980. Condivido, purtroppo, totalmente il suo assunto, il rischio c’è ed è come sempre molto alto. La ricostruzione post terremoto è un “affare” particolarmente redditizio per le organizzazioni criminali, di conseguenza, le mafie sono già pronte per entrare a piene mani in questo ambito.

Il quesito da porsi ancora una volta è lo stesso degli anni passati: siamo in grado (e soprattutto vogliamo) di mettere in campo misure concrete perché questo non avvenga? Non posso mai dimenticare chi ne ha approfittato e speculato: quella famosa notte del terremoto dell’Aquila, ci fu chi rideva pensando agli affari che avrebbe fatto. Caro Presidente del Consiglio, caro Presidente della Repubblica italiana, facciamo in modo che Amatrice e gli altri paesi colpiti dal sisma siano il simbolo della svolta per evitare gli errori commessi con L’Aquila. Ai volontari che sono giunti da ogni parte dell’Italia scavando fino allo sfinimento con una gara di solidarietà inimmaginabile che è di esempio per il mondo intero, aggiungiamo una ricostruzione post sisma libera dalle mafie, dalla corruzione e dalla lentezza burocratica che sia anch’essa riferimento ed esempio per tutti e che riscatti l’intero Paese. Occorre soltanto “coraggio” politico, rimuovendo gli steccati di partito, selezionando i migliori ed eliminando un nepotismo incancrenito che impedisce il naturale sviluppo degli eventi. Le eccellenze esistono in Italia, il problema è che gli italiani bravi vanno all’estero e la ricostruzione se la accaparrano i soliti palazzinari spesso collusi con le mafie. Proviamo ad evitare questa cancrena! Impegniamoci affinché nel prossimo futuro non avvengano più simili tragedie! Forse le mie sono parole al vento ma sentivo il dovere di scriverle e di renderle pubbliche e mi auguro che in futuro possa rimangiarmele tutte perché questa ricostruzione sarà un esempio da imitare per tutte le nazioni.

*Giurista e direttore della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise


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