“Non voglio pagare il pizzo. Perché è una rinunzia alla mia dignità di imprenditore: significa che io divido le mie scelte con i mafiosi”. Ai microfoni del giornalista Michele Santoro, l’imprenditore Libero Grassi spiegava così, nell’aprile del 1991, la sua scelta di opporsi alla richiesta del “pizzo”. Una decisione ribadita in tv, dopo aver pubblicato sul Giornale di Sicilia, il 10 gennaio dello stesso anno, una lettera al “Caro estorsore” in cui Grassi dichiarava apertamente di non voler sottostare alle richieste di estorsione da parte della mafia. Una scelta fatta da uomo libero e da imprenditore onesto che, di lì a pochi mesi, gli sarebbe costata la vita. A 25 anni da quell’intervista e dal suo omicidio, avvenuto a Palermo il 29 agosto del 1991 per mano di uomini della “famiglia” Madonia, la sua storia torna in prima serata questa sera, con la docufiction “Io sono Libero”. L’omaggio della Rai alla memoria di Libero Grassi sarà trasmesso alle 21.25 su Raiuno. Alle 20.30 la proiezione a Palermo, alla biblioteca comunale Casa Professa, nell’ambito delle iniziative in memoria dell’imprenditore (clicca qui).
La docufiction, diretta da Francesco Miccichè e Giovanni Filippetto, ripercorrerà gli ultimi otto mesi di vita dell’imprenditore, a partire da quel suo “no” al pizzo, pubblicamente ribadito anche attraverso i mezzi d’informazione. Otto lunghi mesi di battaglie in cui Libero Grassi ebbe accanto soltanto la moglie Pina Maisano e i figli Alice e Davide, nel silenzio e nell’indifferenza degli altri imprenditori. Quaranta settimane “faccia a faccia” contro Cosa nostra. Parole forti, le sue, scritte su giornali e con compostezza ripetute in tv. Un fatto senza precedenti. In quei mesi l’imprenditore fu protagonista di un braccio di ferro dalla portata rivoluzionaria contro gli estorsori del clan Madonia. E a capire l’importanza di quell’atto, prima di tutti, furono proprio i mafiosi che decretarono la sua condanna a morte.
”Mio padre era troppo avanti nel tempo in molte cose – ha dichiarato all’Ansa, Alice Grassi, la figlia dell’imprenditore siciliano. Quando ha fatto la sua denuncia pubblica e televisiva era sicuro di avere consenso e invece è stato lasciato solo. Non aveva certo manie di protagonismo come disse l’associazione industriali di Palermo. Quello che è cambiato, 25 anni dopo, è il fatto che se ne parla, che Rai e Mediaset trasmettono documenti e informazioni. Ci sono più mezzi, le associazioni antiracket e la possibilità di denunciare”. ”Chi comincia oggi l’attività imprenditoriale non è costretto a scendere a patti con la mafia. Nella Palermo di 25 anni fa l’80% pagava e questo non piaceva certo a tutti. C’era un accordo, pagare tutti per pagare meno e non bisognava rompere gli equilibri, mio padre li ha rotti” sottolinea ancora all’Ansa Alice Grassi che ha visto “Io Sono Libero” prima che fosse pronta per la messa in onda. “Il messaggio della fiction è corretto, spiega bene come sono andate le cose. A me in generale non piacciono le fiction ma ho trovato molto carina l’idea del giovane giornalista che segue la vicenda e poi ho scoperto che Vassallo è una persona deliziosa, uno che ci crede veramente in quello che fa”. “La cosa fondamentale – conclude Alice Grassi, commentando la situazione attuale – è avere appoggio e sostegno dai cittadini quando si è vivi. In un paese corrotto non funziona nulla e ci stupiamo che crollino le case con i terremoti”.
Il cast della fiction che andrà in onda stasera: nel ruolo di Libero Grassi l’attore Adriano Chiaramida, in quello della moglie Pina Maisano Grassi – scomparsa pochi mesi fa, animatrice di battaglie antimafia al fianco del movimento “Addiopizzo” – l’attrice Alessandra Costanzo. Al centro della docufiction un personaggio di fantasia che narrerà la storia di Grassi, un giornalista, interpretato da Alessio Vassallo, giovane attore già noto per il ruolo di Mimì Augello nella fiction Il giovane Montalbano. L’attrice Stella Egitto sarà invece Marzia, collega di Marco che aiuterà il giovane nel ricostruire la vicenda di Libero Grassi.