“Trenta anni fa ad Assisi le religioni del mondo si riunivano per pregare insieme contro le guerre e l’odio..”, così Padre Enzo Fortunato ha ricordato , nel suo intervento sull’Huffington Post, l’incontro di Assisi del 1986, convocato e presieduto da Giovanni Paolo ll e fortemente voluto dalla Comunità di Sant’Egidio. Davanti al sacro convento si ritrovarono fianco a fianco i rappresentanti delle religioni del mondo non solo per pregare insieme, ma anche per annunciare gesti di pace contro le guerre e le ingiustizie sociali.
Fu l’inizio di un percorso teso a costruire i ponti del dialogo, anche nell’infuriare delle guerre, del terrore, del razzismo. Nulla di più distante, allora come oggi, da chi predica l’odio, vende le armi, ricava profitti dalla costruzione dei muri e dal commercio degli esseri umani.
I costruttori di pace, 30 anni dopo, si ritroveranno ad Assisi e Papa Francesco, appena qualche settimana dopo la sua visita alla Porziuncola, ha deciso di esserci, di pregare insieme con i rappresentanti di tutte le altre comunità religiose. Si tratta di una scelta carica di significato per il presente, ricca di speranza per il futuro.
Trenta anni fa quel raduno contribuì a creare le condizioni per far crollare il muro di Berlino e le divisioni politiche di quella stagione, oggi si tratta di porre le condizioni per far crollare i muri dell’odio, della indifferenza, della guerra e del terrore.
L’avversario di oggi è più insidioso perché vorrebbe nascondersi dietro i simboli della religione ed innescare la “neocrociata” funzionale ad interessi che nulla hanno a che vedere con il nome di Dio, comunque declinato ed interpretato.
I costruttori dei muri odierni, di qualsiasi natura e colore, hanno bisogno della divisione per poter prosperare e crescere, distruggendo la fiducia nel futuro e la speranza di poter contrastare l’ingiustizia sociale.
Per questo la scelta di Francesco di tornare ad Assisi non ha nulla di ordinario e di rituale. Per questo anche il mondo della comunicazione sarà chiamato ad una riflessione sul ruolo dei media, sulla necessità di contrastare il linguaggio dell’odio e di non farsi strumento di chi vorrebbe “usarli” per alimentare la spirale del reciproco livore. I giorni di Assisi potrebbero essere l’occasione per definire i possibili “gesti di pace” promossi dai giornalisti di tutto il mondo, di ogni fede, colore, opinione politica.
Il prossimo 20 settembre la piazza del sacro convento sarà la più grande piazza della pace del mondo e le immagini della comune preghiera e dei comuni gesti di pace saranno più forti del livore dei costruttori dei muri. Oggi come trenta anni fa!