Contrordine compagni: se si perde il referendum, si rimane al governo. L’ha detto Renzi in un incontro serale, spiazzando così tutti quelli che si erano allineati con entusiasmo alla prima versione del capo: o si vince o tutti a casa. Come sterzerà verso il nuovo corso, per esempio, la Boschi? Lei che dettava con tono assertivo ai microfoni che un governo che ci mette la faccia sul referendum, non può poi rimanere se lo perde.
Gli esperti d’immagine danno sempre lo stesso consiglio: dare la colpa alla stampa, che ha frainteso… estrapolato una frase dal contesto… forzato un concetto… Ma Renzi va oltre. Sa che un’altra zavorra nei suoi sondaggi è la sue promiscuità “nazarena” con Berlusconi. Così, cerca di buttarla addosso a D’Alema, che farebbe combutta con il miliardario, per vendicarsi della rottamazione.
E come botto finale, lancia un invito acrobatico alla Festa dell’Unità ai partigiani, a cui i festaioli hanno sempre vietato di promuovere le ragioni del NO al referendum, per trasformare l’ ANPI nell’Associazione Non Parlanti d’Italia.
Insomma, guardando i pessimi sondaggi e la botta alle amministrative, pare che Renzi sia in pieno ravvedimento operoso.
Lodevole, per carità. Ma intanto ha distrutto il PD. Minato la Costituzione. E lasciato il Paese nella corruzione, evasione, disoccupazione e stagnazione.
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