“Osate cambiare, cercate nuove strade”.
Questo utopisticamente verrebbe da chiedere ai “signori” dei Giochi. Prima che sia troppo tardi, finchè c’è ancora tempo, se ce n’è.
Appare addirittura stridente, anacronistico, quasi ingenuo se non ridicolo, il valore che viene universalmente attribuito ai Giochi Olimpici rispetto al loro reale e attuale significato.
Doping e marketing rappresentano i nemici macroscopici dello Spirito Olimpico inteso come tale ed i Giochi di Rio ne stanno subendo pesantemente le conseguenze in termini di immagine.
E così ad un “romantico” appassionato di sport e dei suoi valori più forti non resta che andare a scovare, con difficoltà sempre maggiori, fotogrammi olimpici che tra vent’anni o due secoli possano ancora essere esibiti a testimonianza di questo spirito oggi sempre più difficile da descrivere soprattutto alle nuove generazioni.
Ecco allora arrivare in soccorso Elisa Di Francisca, fiorettista jesina che sul podio sventola la bandiera della Ue dichiarando ”l’Europa esiste ed è unita…., l’ho fatto per Parigi e Bruxelles ,… dobbiamo abbattere le barriere e creare un’Europa davvero unita,… vogliamoci più bene”.
La Ue nel frattempo ha annunciato che a settembre celebrerà lo sport per il suo “valore di incoraggiare il rispetto reciproco ed il dialogo”.
Appunto. Tra squalifiche per doping, insulti agli avversari, agli arbitri, tra “cicciottelle” e lati B delle atlete mostrati più delle medaglie, assurdi contrasti tra ricchezze e povertà nel Brasile olimpico, per non parlare del calcio e dei suoi vizi, ecco, tra tutti questi “non valori ” sportivi teniamoci strette quelle poche istantanee, semplici ma molto efficaci.
Nella storia dei cerchi, assieme all’imbarazzo nazista per la vittoria di Owens a Berlino ‘36 o ai pugni guantati di nero alzati al cielo dagli atleti statunitensi a Città del Messico ’68, ora ci sarà anche la giovane marchigiana Elisa che a Rio 2016 alza la bandiera dell’Unione Europea.
Si, proprio la bandiera di quell’Europa ogni giorno messa in discussione dagli stessi governi, dai partiti, minacciata dal terrorismo e invece difesa con forza, coraggio, davanti a tutto il mondo, da una giovane italiana della quale dobbiamo essere tutti orgogliosi.
I “signori” dei Cerchi sappiano che sono proprio gesti come quello della Di Francisca, presenze come quella della prima “nazionale rifugiati” a tenere in piedi e a dare valore ad uno show mondiale che troppo spesso imbarazza gli stessi partecipanti.