Era il 2013 quando la Camera dei deputati approvò all’unanimità la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne. Un documento importante che ci diceva quanto la prevenzione giocasse un ruolo fondamentale, con l’art. 14 che sollecitava l’introduzione dell’educazione all’affettività nei programmi scolastici.
In quello stesso anno avevo intrapreso il mio viaggio nei centri antiviolenza italiani, un tour che ho voluto chiamare #RestiamoVive per sottolineare il ruolo strategico dei centri antiviolenza, ancora oggi ridotti al lumicino dai tagli dei finanziamenti voluti dal governo. Era l’anno in cui nel dibattito pubblico cresceva l’attenzione sui femminicidi, un fenomeno che sta vivendo una forte recrudescenza come la cronaca degli ultimi mesi ci ricorda, da Sara uccisa e bruciata dal suo ex fidanzato a Roma, a Loretta uccisa dal marito a martellate a Laveno in provincia di Varese.
Di fronte a questo scenario drammatico e che pure viene ancora letto sotto la lente occasionale, la Convenzione di Istanbul ci suggeriva un’opportunità: ripartire dalla cultura, dalle scuole. Ho presentato così una proposta dilegge sull’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, ma dal 2013 lo spauracchio del gender e della sessualizzazione precoce di bambine e bambini ha impedito a riforme come quella della Buona Scuola di acquisire l’esigenza di educare sin da piccoli al rispetto, alla tolleranza, alla solidarietà, all’abbattimento degli stereotipi e dell’omofobia, come politiche contro il fenomeno del bullismo e della violenza di genere. Mentre nel paese reale tantissime scuole avviavano progetti di successo su questo fronte, la mia proposta di legge tentava di sistematizzare queste esperienze diffuse attraverso la formazione dei docenti e il coinvolgimento delle famiglie. Una buona parte della società civile infatti si è dimostrata più pronta delle Istituzioni e la campagna #unoradamore, promossa dall’associazione daSud suchange.org per abbreviare i tempi di calendarizzazione della proposta di legge, ha ottenuto in pochissimi giorni migliaia di firme.
Il 27 giugno di quest’anno, finalmente, la Commissione Cultura Scienza e Istruzione della Camera dei deputati ha dato avvio ai lavori che consentiranno all’educazione sentimentale di arrivare alla Camera e diventare legge. Sarà un percorso travagliato, assisteremo a battaglie di retroguardia e bisognerà vigilare sull’iter della proposta di legge sia in Commissione che in Aula. In tutta Europa infatti solo l’Italia e la Grecia non prevedono nei loro ordinamenti scolastici delle ore dedicati all’educazione all’affettività, mentre in paesi come l’Olanda l’educazione sessuale era stata inserita sin dagli anni ’60.
Oggi, l’educazione sentimentale è qualcosa di più rispetto a quella sessuale – già presente oltre che in Olanda, anche in Francia, Germania, Svezia e in altri Paesi – perché approfondisce i temi delle relazioni, il contesto storico sociale degli stereotipi e gli strumenti che li determinano.
Il merito di questa proposta di legge sta tutto nella collaborazione con cui è stata scritta: associazioni, centri antiviolenza, psicologi, dirigenti scolastici e insegnanti, genitori, hanno tutti contribuito a portare i loro punti di vista che completano lo spirito con cui è stata “pensata”.Forse fra qualche anno smetteremo di leggere sui giornali di “raptus di follia”, diminuirà il numero degli adolescenti che vede nel suicidio l’unico modo per affrontare il rifiuto o le continue vessazioni ricevute a causa delle loro scelte sessuali o del loro aspetto fisico. Forse, perché la responsabilità è collettiva e passa anche da questa legge di cui dobbiamo prenderci cura insieme.
La campagna per l’inserimento dell’educazione sentimentale nelle scuole è anche su Change.org
clicca qui per firmare la petizione
*Celeste Costantino è deputata di Sinistra Italiana, promotrice della proposta di legge sull’introduzione dell’educazione sentimentale