La prossima settimana, il 21 luglio Moni Ovadia, attore e cantante, sarà ospite della kermesse libraria “Una Torre di Libri” a Torre Pellice (To) dove leggerà Dante. Ma nel discutere con lui questo appuntamento non potevamo ignorare la tragedia di ieri sera: un’altra tragedia, altri morti e altro terrore, questa volta a Nizza e a due passi dall’Italia.
«La vita è un unicum – ci dice Ovadia –. La grazia, la bellezza, l’attenzione e la cura devono essere indirizzati a ogni essere vivente. Le anime più illuminate l’hanno sempre capito, da Kant a Darwin. I fenomeni a quali stiamo assistendo sono iceberg di cortocircuiti patologici molto più gravi. Tutto questo inferno, orrore, come la tragedia di ieri, è anche il risultato di atteggiamenti politicamente poco lungimiranti e sbagliati e di guerre preventive “esportatrici di democrazia”. Don Giulio Albanese, acuto giornalista, ricorda spesso che ciò che vediamo nelle immagini del terrore che colpisce a casa nostra, purtroppo, è la normalità per il Medio Oriente, l’Africa, l’Iraq. Scene strazianti occupano ogni giorno i palinsesti televisivi e redazionali di televisioni come Al Jazeera. Non è dunque possibile sostenere la tesi che il terrorismo di matrice islamica riguardi e minacci solamente l’Occidente. La maggior parte degli attentati dell’Isis (Daesh) o di Al Qaeda colpisce e uccide i musulmani. Oggi, per tutti noi, è un giorno di pietà per i morti, un giorno di condanna per l’orrore di questi crimini e di ogni forma di violenza; un giorno di elaborazione del lutto. Domani sarà necessario fare un passo indietro, cercare di capire le ragioni profonde di ciò che sta accadendo nel mondo e tornare a pensare quanto sia indispensabile recuperare il valore integro della vita umana, di ogni vita; unica e irripetibile. Dovremmo avvertire ogni ingiustizia, commessa da chiunque e contro chiunque e in qualsiasi parte nel mondo, come se fosse commessa contro di noi e in questo preciso momento».
Che insegnamento ci può venire da Dante?
«Dante regala meravigliose parole a Ulisse/Odisseo: “considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno XXVI, vv. 112-120), frase che offre al viaggiatore, all’esperto di vizi e virtù di ogni essere umano. Tutti noi dunque, di fronte alle brutalità di un attentato, per quanto terrificante ed efferato, siamo chiamati a comprenderne le ragioni profonde. Guardare ogni evento con conoscenza e virtù. Dante, uomo medioevale e cristiano, parla di una virtù spirituale, non solamente umana. Una virtù etica conquistata solo dopo tanti secoli di sofferenze umane. Virtù dell’uomo è saper collocare il proprio viaggio all’interno di un contesto etico. E dopo tanti secoli di conquiste oggi sappiamo che la pace è il valore supremo, che gli uomini sono tutti uguali e portatori di pari dignità. L’uguaglianza è la più bella intuizione monoteista. Non è un’intuizione della Rivoluzione francese. Due cose meravigliose ci regala il monoteismo: la libertà e l’uguaglianza. La libertà espressa in Genesi quando Adamo ed Eva, ammoniti a non imboccare una deriva pericolosa e luciferina, non ricevono impedimenti farlo, neppure il Padreterno può fermarli, sono liberi. L’uomo è creato libero. Poi, tutti gli uomini discendono da una sola matrice, Adamo. Il dna. Tutti gli uomini hanno una sola origine. Il Talmud dice: “perché è stata creata questa insensatezza, che tutti gli uomini discendono da un solo uomo? Perché nessuno possa dire al suo simile: il mio progenitore era migliore del tuo”. Per tornare a Dante, in quel perseguir “virtute e canoscenza” si ribadisce quanto il processo conoscitivo debba sempre portare a una visione etica, quella dei diritti universali dell’uomo: “tutti gli uomini nascono liberi ed eguali, pari in dignità e diritti”. Dunque, la morte deve avere pari dignità e diritti. Tutte le morti di terrorismo sono uguali e devono essere raccontate con pari dignità».
Fonte: Riforma.it