Di Alessandro cardulli
Italicum e referendum, ossessioni di Renzi Matteo con le quali ormai convive giorno e notte. Nelle sue infinite peregrinazioni in Italia, in Europa, nel mondo, succeda quel che succeda, agli scriba che si porta dietro, nelle interviste fasulle, il posto d’onore sempre ai due problemi. Visita una fabbrica? Il padrone prepara lo scenario, grandi striscioni, cartelli con il marchio dell’industria che fa bella mostra di sé anche sul piedistallo dal quale il premier prende la parola. Uno sguardo, a volo di uccello, su quanto succede nel mondo. Sulla repressione in Turchia, una tragedia che dovrebbe far scattare il mondo democratico, poche parole di circostanza. Del resto non è il solo ad ignorare, o quasi, che siamo in presenza del ritorno di una barbarie che speravamo ormai scomparsa in paesi, nostri alleati perché stiamo insieme nella Nato, cui abbiamo affidato le sorti di centinaia di migliaia di migranti. Ci risolva il problema, dice l’Europa, Erdogan, il dittatore turco. Sembra che Renzi Matteo, i nostri ministri, quello degli esteri, quelli dei paesi della Ue non abbiano visto le immagini terribili di persone nude, inginocchiate, ammassate in una palestra, percosse. Ci ricordano dittatori come il cileno Pinochet, l’Estadio Nacional di Santiago, lo “stadio dell’orrore” dove i prigionieri politici venivano torturati dopo il golpe nel 1973. Ci ricordano le vittime del nazismo, i campi di concentramento.
Le forze politiche si impegnino in un grande battaglia per le libertà e la democrazia
È troppo chiedere alle forze politiche una “tregua”, abbandonare per qualche giorno un dibattito che diventa sempre più stucchevole, fatto di mosse e di contromosse, dichiarazioni utili solo per qualche talk show estivo? E Impegnarsi in una grande battaglia per le libertà, la democrazia non solo in Turchia? Purtroppo crediamo di sì, tanto che non risulta ci siano state manifestazioni promosse dal Pd, tanto per fare un nome. Non solo. Si dovrebbe prendere l’impegno di entrare davvero nel merito dei problemi che riguardano sia la riforma, meglio nota come deforma costituzionale, già passata in secondo piano, per lasciare spazio all’Italicum, succulento piatto di questa calda estate per palati fini, croce e delizia, tema di ripensamenti dai quali si evince che tutti sono d’accordo per cambiarlo. Sembra di leggere il Gattopardo, cambiare tutto per non cambiare niente.
Il presidente emerito: Renzi prenda l’iniziativa per cambiare la legge elettorale
Ci si mette anche Giorgio Napolitano. Ci sembrava strano che l’autore, di fatto, della riforma costituzionale non venisse tentato di dire la sua in questi scampoli di dibattito di fine luglio. E lo fa in modo inusitato per un senatore a vita, presidente emerito, entrando a far parte di coloro che vogliono cambiare la legge elettorale, fra i quali in prima fila la minoranza del Pd che ha presentato in proposito una sua proposta. Inusitato perché fa presente che la legge va cambiata essendo in presenza di un sistema tripolare. E se diventasse quadripolare? Andrebbe cambiata di nuovo? Dice Napolitano intervistato dal Foglio: “Con il tripolarismo una revisione dell’Italicum credo sia da considerare nel senso di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale, di lasciare la direzione del paese a una forza politica di troppo ristretta legittimazione nel voto del primo turno”. E poi un richiamo a Renzi: “Non bastano certo le iniziative dei parlamentari o delle forze politiche”. Napolitano infatti – scrive il Foglio – invita Matteo Renzi a prendere una “iniziativa” in merito
Nuove nubi nel cielo renziano. Schifani lascia la maggioranza. Verdini conta sempre più
Ancora una considerazione: l’intervento dell’ex Presidente della Repubblica avviene mentre nuove nubi si addensano nel cielo renziano con l’iniziativa presa dal senatore Schifani di dimettersi da capogruppo di Ncd in netto dissenso con la “strategia” del ministro Alfano, della contiguità con il Pd prevista anche nelle elezioni quando ci saranno. Schifani si riavvicina a Berlusconi, “siamo rimasti sempre amici”, dice, lo incontra, pensano ad un nuovo partito di centro destra, liberale, una delle tre forze che si giocheranno il governo del Paese, Pd, Cinque stelle, una nuova Forza Italia. Già oggi le dimissioni di Schifani, l’attacco a Alfano, rendono sempre più indispensabile, essenziale per la sopravvivenza l’apporto di Ala, di Verdini, al governo Renzi. C’è un episodio oscuro, protagonisti i senatori che hanno bocciato l’uso delle intercettazioni fra Berlusconi e le olgettine nel processo Ruby ter. 120 sì e 130 no con otto astenuti. I Cinque stelle sono insorti, è un nuovo patto del Nazareno ed hanno indicato i senatori Pd come protagonisti di questo sconcertante episodio. Replica Zanda, capogruppo Pd, che giura sul voto compatto dei suoi senatori. Sia come sia, si tratta di uno squarcio di vita parlamentare poco dignitoso, il segno di una maggioranza che non c’è più e vive alla giornata.
Nel frattempo si fanno avanti i parlamentari della minoranza Pd che presentano il Bersanellum. L’ex capogruppo Roberto Speranza, il deputato Andrea Giorgis e il senatore Federico Fornaro, hanno illustrato alla Camera l’iniziativa precisando che si tratta non di una “proposta di minoranza”, ma di un “testo aperto” a contributi e correzioni. Fornaro precisa: “Non presenteremo un articolato proprio perché consideriamo questo un contributo politico per una riflessione dentro e fuori il Pd”. In sostanza, si prevede un ritorno a collegi uninominali più piccoli di quelli dell’Italicum; un premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che raccoglie più voti e uno anche alla seconda, sempre lista o coalizione, con un ‘tetto’ al premio di maggioranza: non oltre 350 eletti. Dai renziani arriva subito uno stop: il ballottaggio non si tocca. E la storia potrebbe finire qui. Purtroppo siamo certi che il tormentone continuerà. Renzi non riesce a sopravvivere senza referendum e Italicum. Li ritiene la sua ancora di salvezza, in un mare sempre più mosso.