Ho una confessione da fare: sono razzista. Non posso, non riesco, non voglio concepire chi usa il colore della pelle come parametro per decidere se una persona ha diritto ad una dignità oppure no. Per me le persone che si riempiono di questo fiele sono decisamente di un’altra razza, una razza che non vorrei esistesse.
I fatti di Fermo sono un rientro senza paracadute nell’atmosfera del pianeta d’odio che stiamo costruendo. Mi riscopro ogni volta più scioccato dalla totale assenza di vergogna tramite la quale, nei commenti, il razzismo manifesta se stesso, persino di fronte a fatti di questa entità. “Bisogna prima capire come sono andati i fatti” – dicono, cercando tutte le attenuanti del caso. L’avvenimento però di attenuanti ne concede poche, perché “il negro” è morto.
Emmanuel Chidi Namdi e la sua compagna erano scappati dalla guerra e da Boko Haram, al modico costo di due figli, uno morto in patria e l’altro vittima di un aborto a causa di un’aggressione sul barcone che li ha portati da noi. Pensavano di essere in salvo, ma in Italia hanno incontrato Amedeo Mancini, 39 anni, pugile, ultrà sottoposto a Daspo, di frequentazioni neofasciste. L’imprudenza però è la loro. Due neri vicino ad un’auto (nemmeno fosse stata del Mancini), non ci dovevano stare… scimmie africane.
In questi giorni saltano fuori testimonianze che riescono ad essere in contrasto persino con le dichiarazioni dell’accusato, cercano di alleggerire la posizione del pugile ultrà, ma la verità, il danno senza soluzione, è che là, dove non è arrivato nemmeno il più crudele fondamentalismo islamico, un fascista marchigiano ha concluso lo sporco lavoro.
Tutto questo però non è abbastanza per stimolare il senso d’opportunità che una volta sembrava avere persino il razzismo. Oggi no. Oggi nessuno ha diritto di negare l’opinione nell’universo personalizzato che costruiscono di rimando i social e allora, senza esitazione, si può far sfoggio di una personalissima morale, comodamente montata in casa, nata dalla totale assenza di confronto con la realtà.
Emmanuel non è morto perché era vicino ad una macchina o perché ha trovato un pugile che ha saputo tenergli testa. Emmanuel è morto perché era un uomo di colore. Questo non è buonismo, termine a cui si aggrappano con tanta veemenza i nuovi fascisti: questa è semplicemente la realtà. Non lo è? Provate a sostituire la coppia di colore con due bianchi e ditemi se sarebbe successo lo stesso.
Faccio una piccola confessione: non avrei voluto scrivere di questo, in molti l’hanno già fatto, ma leggendo i commenti mi sono detto che dovevo dare il mio piccolo contributo al fine di testimoniare che questa non è una situazione normale. Il razzismo e il fascismo non sono cose normali. Sono aberrazioni che conducono a corti circuiti della civiltà, dell’etica e della morale. È ora di riaffermarlo, perché la nostra società produce vegetariani che postano tutto il giorno su Facebook massacri di animali, ma che non si scompongono se la verdura che hanno in tavola è raccolta da uno schiavo. Se poi lo schiavo muore… bisogna considerare le circostanze prima di partire subito a fare i buonisti.
È indubbio che bisognerebbe ricominciare a dare la giusta misura alle cose, ricostruire una morale che non sia solo il continuo richiamo ad una retorica di Patria che, tra l’altro, siamo capaci di rappresentare solamente durante le partite della Nazionale. Il problema è che questo stimolo dovrebbe provenire da quella politica, crogiolo di mediocrità, che, perversamente, è il riflesso delle persone cui chiede il favore di rimanere seduta dov’è, con i suoi privilegi e le sue indolenze. Gli ignavi non hanno mai guidato nessuno verso nessun luogo. A proposito del ruolo della politica, ho molto apprezzato quanto detto dalla scrittrice Michela Murgia: “I cattivi maestri del fascista e razzista che ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi e picchiato sua moglie Chinyery siedono in Senato: sono quelli che dieci mesi fa hanno negato l’autorizzazione a procedere contro Calderoli quando diede dell’orango a Cécile Kyenge. Era critica politica, affermarono, mica razzismo, e lo dissero senza distinzione di partito, compresi 81 senatori del PD e 3 di Sel che oggi si dichiareranno certamente sconvolti e turbati davanti a tutti i microfoni dei media. Questo succede a pensare che le parole non abbiano conseguenze. Ipocriti.”
Un appello in conclusione. Affermiamolo insieme: il razzismo e il fascismo non sono riconducibili ad un pensiero normale né sono vizi di comportamento passabili sotto indulgenza.