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Rita Atria, suicidata ventiquattro anni fa dalla mafia e dall’omertà

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“Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare?”. Pensava così, dolcemente, Rita Atria, figlia di Vito e sorella di Nicolò, entrambi assassinati dalla mafia nella guerra fra cosche rivali. Rita, però, testimone di Giustizia a soli 17 anni, aveva incontrato un grande uomo sulla sua strada, molto migliore dei tanti “uomini” che nella sua famiglia avevano provocato orrore e morte: Paolo Borsellino.

Così, nelle mani del Giudice Borsellino – che ben presto diventò per lei un angelo custode -, Rita iniziò a parlare, a raccontare. Fece i nomi, indicò le persone con precisione, compreso l’ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto. Le sue rivelazioni e quelle della cognata, Piera Aiello, hanno consentito di delineare gli scenari della “guerra” di mafia che a Partanna aveva provocato una trentina di omicidi nella faida tra la famiglia degli Ingoglia, alla quale appartenevano gli Atria, e quella degli Accardo, detti “cannata”.
Lui, Paolo Borsellino, la ascoltò, la incoraggiò, le diede il sostegno necessario ad affrontare ostacoli insormontabili.

A soli 17 anni, Rita, non sognava soltanto per sé, sognava per un intero popolo. Lei, Rita, aveva coraggio, quel “coraggio della normalità” che dovrebbe appartenere a tutti i cittadini che non vogliono essere sudditi. Quel coraggio, però, rimase orfano davanti ad un televisore, alla notizia che la mafia gli avesse portato via quell’angelo: davanti alla strage di Via d’Amelio. Così dopo l’uccisione di Borsellino, Rita, si sentì sola, perduta e decise di suicidarsi. “Fimmina lingua longa e amica degli sbirri” sussurravano in Paese, gli stessi che, alla notizia della sua morte, festeggiarono con un lungo applauso nel carcere di Trapani – come riferì, anni dopo, un pentito di Partanna -.

Al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre, che l’aveva più volte ripudiata e minacciata di morte. Oggi è il ventiquattresimo anniversario dalla sua morte. Dal distacco terreno di una vita, seppur breve, alla quale Rita ha saputo dare un grande significato civile. Rita, questa giovane donna coraggiosa, ha continuato a vivere, nell’esempio per tanti. Ed oggi, accanto a Paolo Borsellino, continuerà a sognare un “mondo onesto”.


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