Aveva definito in un articolo il leader della Lega “simpatica canaglia”. Per il giudice significa evocare un personaggio cinematografico.
Il cinema, in particolare quello hollywoodiano, ha sempre avuto un debole per le “simpatiche canaglie”, quei personaggi un po’ fuori dal coro, particolari o macchiettisti. Lo era Mickey Rooney nel film del 1936 appunto “Simpatiche canaglie”, lo erano i bambini della famosa serie prodotta da Hal Roach (lo stesso produttore delle comiche di Stanlio & Ollio) che portò sullo schermo per la prima volta bambini bianchi e neri che interagivano tra loro con esilaranti gag. Chi non ricorda lo scanzonato Alfa Alfa. Già, le scanzonate e simpatiche canaglie.
Proprio a loro un giudice del tribunale di Cosenza ha fatto riferimento nel dispositivo della sentenza che ha rigettato la querela presentata da Matteo Salvini contro la giornalista Rai Annarosa Macrì, per anni una delle colonne portanti della mitica redazione di Enzo Biagi, che nella rubrica dedicata alla posta dei lettori sul Quotidiano del Sud, nel rispondere ad una missiva di una lettrice, aveva definito il segretario della Lega Nord, una “simpatica canaglia”. Inoltre aveva anche scritto che era un “fannullone” ed un “assenteista”, così come era stato apostrofato dal collega europarlamentare Marc Tarabella, durante un dibattito in seduta plenaria. Salvini aveva criticato un provvedimento in discussione, pur essendo stato assente durante tutto l’iter dello stesso nelle varie commissioni.
Ebbene accogliendo le tesi degli avvocati difensori di Annarosa Macrì, Giuseppe Farina ed Enzo Paolini, il Gip Francesco Branda ha sottolineato che definire l’onorevole Salvini “simpatica canaglia” vuol dire solo evocare un particolare “personaggio cinematografico di cui si esalta l’atteggiamento scanzonato e simpatico”. E sulle definizioni di “fannullone” ed “assenteista”, queste erano state pronunciate appunto dal parlamentare Tarabella “e fedelmente riportate dalla giornalista nel pieno e legittimo esercizio del diritto di cronaca”.