L’amigdala è la parte più arcaica del cervello umano. Quella che processa le emozioni, prima ancora che la parte evoluta della materia grigia – la corteccia – le abbia elaborate per sottoporle all’autocontrollo. In questa “mandorla” della nostra testa abita la paura e le reazioni immediate di emergenza che questa impone.Gli attentati terroristici ci stanno facendo involvere nella cultura dell’amigdala. Dove prevale la decisione di riflesso, più che il pensiero; la semplificazione del contrasto immediato degli effetti, più che la rimozione mediata delle loro cause. Insomma, c’è il concreto rischio che si affermi la “paurocrazia”, offrendo incolumità in cambio di minore vivibilità.
C’è un radicalismo dei terroristi che punta al radicalismo dell’occidente. I fondamentalisti del terrore hanno bisogno di fondamentalisti dell’emergenza. Perché più la gente ha paura e meno pensa. Meno pensa, più veloce è la decadenza della cultura degli equilibri inclusivi e l’affermazione dell’emergenza esclusiva.
Chi vuole più repressione delle minoranze e più armi alle maggioranze è il vero nemico della civiltà occidentale. Persone di sola amigdala, che puntano a ri-animalizzare la convivenza, con i forti e ricchi in alto e gli altri al loro posto. In un ordine del più forte, dove la frustrazione sia arginata solo con l’oppressione del ribelle e la soppressione del nemico.. E un bel dio dell’ordine, che benedica la rassegnazione e renda sante le guerre.
No, non ci adegueremo alla cultura dell’amigdala.
L’orrore per le vittime non ci trasformerà in vittime dell’orrore.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21