Lloyd Mutungamiri, giornalista di lungo corso di origini zimbabweane e direttore del quotidiano Lesotho Times, è ancora ricoverato all’ospedale Queen Mamohato Memorial di Maseru, la capitale del piccolo stato dell’Africa meridionale. Lotta tra la vita e la morte dopo che il 9 luglio è stato centrato da una serie di colpi d’arma da fuoco esplosi da sconosciuti di fronte alla sua abitazione.
Le autorità del Lesotho non hanno ancora fornito spiegazioni sull’episodio e non hanno neanche adottato misure di protezione nei confronti della redazione del Lesotho Times, che ora lavora nel terrore.
La moglie di Mutungamiri ha puntato il dito contro l’esercito. Di certo, il giornalista era stato interrogato due settimane prima dell’agguato sulle fonti di un articolo pubblicato a fine giugno sul suo giornale: titolo dell’articolo, “Una exit strategy per Kamoli”.
Tiali Kamoli è il capo delle forze armate del Lesotho. Quattro giorni prima dell’agguato a Mutungamiri il proprietario del Lesotho Times, Basildon Peta, era stato denunciato per diffamazione e ingiurie per una striscia satirica che se la prendeva proprio col generale Kamoli.
Nel settembre 2014 Mutungamiri era stato denunciato per diffamazione a causa di un articolo sulla corruzione all’interno delle forze di polizia.
Ce n’è abbastanza per definire quello di Mutungamiri un tentato omicidio mirato?