«Abbiamo chiesto – spiegano gli organizzatori – di poter entrare insieme a operatori dell’informazione, legali esponenti a vario titolo della società civile, in circa 60 centri dell’accoglienza e spesso del trattenimento di uomini e donne migranti giunti in Italia per sfuggire a guerre e repressioni. Avevamo preannunciato tale richiesta alle massime autorità istituzionali, inviato richiesta di ingresso alle locali prefetture, rispettando in pieno le norme non scritte che regolano e spesso limite tale diritto. Lo abbiamo fatto nello spirito che è alla base della nostra Campagna: informare e verificare gli standard del sistema di accoglienza, la corretta applicazione delle normative in corso, il rispetto dei diritti umani nei diversi centri. Siamo riusciti ad entrare soprattutto nei Cas e nei Cara, dove abbiamo riscontrato numerose problematicità. Ci è stato invece negato l’accesso in alcuni Cie come Roma e Caltanissetta e in tutti gli Hotspot».
Preclusione all’accesso, in alcuni casi, nessuna risposta da parte di numerose prefetture, in altri: «La nostra mobilitazione, pacifica e tesa a continuare un lavoro che portiamo avanti ormai da 5 anni si è ritrovata, per l’ennesima volta di fronte ad ostacoli di cui ci sfuggono il senso e la ragione. Avvertiamo attorno a noi – proseguono gli organizzatori – segnali inquietanti di vera e propria intimidazione rivolti a chi denuncia i limiti di un sistema di accoglienza prossimo al collasso e a chi si prodiga nell’aiutare chi fugge a poter esigere i propri diritti».
All’iniziativa del 20 giugno avevano dato il loro sostegno, oltre alla Fnsi, anche l’Ordine dei Giornalisti, l’Usigrai, associazioni come Articolo 21 e Carta di Roma, numerose realtà locali e nazionali.
«Crediamo – concludono i portavoce di LasciateCIEntrare – che in un Paese dove atti di razzismo sono giunti alle estreme conseguenze, restituire una percezione reale e onesta delle condizioni concrete di chi giunge in Italia in cerca di un futuro, sia un nostro dovere civico che continueremo a perseguire. E nella conferenza stampa proveremo a diffondere il materiale raccolto, le testimonianze, i fatti che dovrebbero, in un Paese democratico essere posti a conoscenza di ogni cittadino e cittadina».