di Angela Caporale
Integrazione, accoglienza, dialogo, sono questi i pilastri dell’azione di decine di migliaia di persone che dedicano, ogni giorno, parte del proprio tempo e delle proprie energie per fare in modo che quella percepita come crisi dei migranti si risolva in un’opportunità di crescita e sviluppo e non nella tomba di essere umani e dignità.
L’incontro è un percorso lungo, un viaggio, che ha bisogno dei giusti strumenti linguistici affinché ci sia una via per comprendersi a vicenda. Se la babele delle lingue rischia di creare soltanto confusione, è possibile utilizzare canali e linguaggi alternativi. Tra questi, probabilmente nessuno meglio dell’arte, in tutte le sue forme, può permettere quella comunicazione universale necessaria per incontrarsi.
Dal Nord Est dell’Italia sono partiti, in questi mesi, alcuni progetti che vedono proprio nell’arte il veicolo più adatto a compiere un viaggio non solo metaforico insieme a migranti e richiedenti asilo. È significativo che esperienze così ricche provengano proprio da quella stessa area dove, in questi giorni, un sindaco ha deciso di interrompere il servizio di wifi pubblico per contrastare il degrado legato alla presenza dei migranti in strade e piazze, quella stessa area dove gli episodi di hate speech non si limitano alla sfera privata, ma – spesso – si esprimono commentando gli articoli dei giornali locali su Facebook dove tutti possono leggerli. Quella stessa terra rigurgita e si ribella al clima d’odio e dimostra, passo dopo passo, che un’alternativa è possibile ed è a portata di mano… Continua su vociglobali