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L’acqua sarà la guerra del futuro

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Le Nazioni Unite hanno pubblicato nei giorni scorsi il loro rapporto annuale sullo sviluppo mondano dell’Acqua (Unesco: Acqua per la gente, acqua per la vita). L’acqua occupa tre quarti della superficie del nostro pianeta, il 97 % costituita dagli oceani e soltanto il 2,5% è acqua dolce. Il 68,9% dell’acqua dolce disponibile è contenuta nei ghiacciai e nelle nevi perenni ,il 30,8% si trova nelle falde sotterranee e solo il rimanente 0,3% è costituita dai laghi e dai fiumi. E’ evidente, allora ,il perché negli ultimi tre decenni la legislazione ambientale mondiale si è focalizzata nella tutela degli elementi di acqua dolce, prendendo in considerazione la scarsità idrica. Il consumo di acqua pro capite aumenta ogni giorno legata a un “migliore stile di vita”  e alla crescita demografica. Ne deriva l’innalzamento della percentuale del fabbisogno di acqua e tenendo in considerazioni le variazioni spazio temporali dell’acqua disponibile,ci troviamo in una situazione in cui l’acqua destinata ai nostri diversi utilizzi inizia a scarseggiare determinando l’attuale crisi dell’acqua e,a livello mondiale, le dispute per il suo possesso.

Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite(ONU), l’acqua potrebbe trasformarsi  nel movente che farà scoppiare le guerre in questo secolo. Sono 51 i paesi del mondo al rischio di conflitti per l’accesso alle risorse idriche nei prossimi dieci anni. Attualmente ci sono forti tensioni tra Turchia, Siria e Iraq per il fiume Eufrates ,tra Israele,Palestina, Giordania e Libano per il fiume Giordano e la falda acquifera della zona occidentale in Africa, ci sono dispute tra il Sudan del Nord e Sudan del Sud per l’acqua dei bacini  transfrontalieri tra Egitto e Sudan e tra Sudan ed Etiopia per il fiume Nilo e molti dei conflitti tribali attuali in Libia e altri paesi del Sahara nel controllo dell’acqua nelle distinte regioni. Nell’Estremo Oriente esistono gravi problemi per la gestione del fiume Han tra la Corea del Nord e la Corea del Sud; ugualmente vi è tensione tra Pakistan e l’India, da qualche decennio ormai per il controllo delle frontiere e dell’accesso dell’acqua. In America del Sud esistono divergenze tra Bolivia e Cile. La Bolivia ha presentato un ‘azione internazionale rivendicando uno sbocco sul mare e anche in America del Nord la conflittualità tra Messico e Stati Uniti sembra accentuarsi ancora di più per il controllo delle acque del fiume Bravo. Il rapporto tra la disponibilità di acqua contro il fabbisogno di questa risorsa da parte della popolazione presenta grandi disparità nei diversi continenti (15% contro l’8% in America del Nord e Centro(bilancio positivo); 26% contro il 6% in Sud America(bilancio molto positivo); 8% contro il 13% in Europa(bilancio negativo) ; 11% contro il 13% in Africa(bilancio negativo); 36% contro il 60% in Asia (bilancio molto negativo) e %% contro l’1% in Australia e in Oceania (bilancio positivo).

La maggiore problematicità la vive il continente asiatico il quale ospita più della metà della popolazione mondiale e che possiede solo il 36% delle risorse d’acqua disponibili a livello mondiale. Si stima inoltre che, nei prossimi due decenni,il consumo mondiale dell’acqua subirà un incremento del 40 %. L’utilizzo umano  dell’acqua dolce a livello mondiale nelle diverse attività risponde a un 70 % destinato ad uso agricolo, 22% ad uso industriale, e solo l’8 % ad uso domestico.

Questo in quelle comunità e quelle regioni che ne hanno disponibilità anche se negli ultimi decenni, tutte le regioni del pianeta, senza eccezioni, si sono viste colpite da prolungate e ricorrenti siccità o da inondazioni  e da innumerevoli disastri  naturali di diversa indole causati dal cambiamento climatico e dal riscaldamento globale che, per molteplici aspetti, ha rotto il delicato equilibrio della Terra. Si teme che il cambiamento climatico accentui l’insufficienza delle risorse d’acqua  a causa delle attività economiche e dell’urbanizzazione come della crescita demografica.  Le nevi perenni, i ghiacciai e le calotte polari svolgono un ruolo cruciale per quanto riguarda la disponibilità dell’acqua dolce di cui gli uomini hanno bisogno. Secondo le proiezioni del PPC che è il piano intergovernativo  sul cambiamento climatico. Gli esperti affermano che tra gli anni 20125 e 2030 la scarsità di acqua sarà un problema insostenibile se si mettono in atto iniziative mirate a risolvere questi problemi che mettono a rischio l’esistenza e l’evoluzione stessa degli esseri umani.

Nel 2050 la domanda di acqua per coprire le necessità di nove miliardi di abitanti della Terra sarà di circa 4900 chilometri cubi di acqua invece dei 3350 km cubi che coprono le esigenze degli attuali abitanti. Di fronte al profilarsi della scarsità idrica e del riscaldamento globale come i due problemi ambientali di fondo dei prossimi decenni la previsione di conflitti per l’acqua diventa in qualche modo inevitabile.


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