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Il tentativo di colpo di Stato in Brasile

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di Teresa Isenburg (docente di Geografia economico-politica all’Università di Milano)

Un paese di grande dimensioni e una fra le potenze mondiali è scosso da una crisi istituzionale molto grave. Il Brasile, con oltre 200 milioni di abitanti, spazi con ecosistemi scarsamente antropizzati, riserve minerarie soprattutto di petrolio, un livello tecnologico-scientifico medio, ha un peso mondiale non indifferente e quindi ciò che là accade riguarda l’insieme del pianeta e anche noi.

La storia recente, dopo la dittatura militare (1964-1984), della Federazione si può schematizzare in poche scansioni. Lotte sociali e politiche portarono il ritorno di istituzioni democratiche e la rifondazione dello Stato su basi rispettose dei diritti politici, sociali ed umani espressi nella Costituzione del 1988. Ma i rapporti di forza concreti imposero compromessi e la ristretta élite del paese (pari all’1% della popolazione) mantenne un grande potere e alcuni rami dello Stato (in particolare magistratura e forze dell’ordine) conservarono l’impostazione autoritaria e repressiva della dittatura.

Dal 1988 al 2002 si susseguirono governi di centro-destra di orientamento neoliberista (privatizzazioni, avversione allo stato sociale, compressione salariale ecc.). Dal 2003 vi sono invece stati governi di centro-sinistra che hanno promosso una moderata politica di inclusione sociale. Questo percorso attento soprattutto agli aspetti sociali della gestione di governo (scuole, sanità, abitazione, tutela dei bassi salari, alimentazione, rafforzamento di forme partecipative di base) non ha tuttavia potuto intaccare i poteri forti, in particolare finanziari, né compiere riforme strutturali nei campi fiscale, politico e giudiziale e neppure nei mezzi di comunicazione di massa.

Nel 2008 la crisi sistemica, che continua fino ad oggi, ha sconvolto anche il Brasile e le contraddizioni si sono accentuate; la possibilità di portare avanti inclusione sociale e remunerazione del capitale si riduce: bisogna mettere mano al sistema fiscale, controllare maggiormente il capitale finanziario ecc.

Le elezioni dell’autunno 2014 hanno visto ancora la vittoria dell’alleanza di centro-sinistra per il secondo mandato di Dilma Rousseff. L’opposizione di centro destra era sicura di vincere la competizione e non ha accettato la sconfitta, confortata anche da rafforzamento della destra nella Camera dei deputati, che ha consentito di paralizzare buona parte dell’azione di governo. Così si è assistito ad uno spostamento a destra del partito di centro Pmdb, alleato di governo, fino al venire meno dell’appoggio al governo stesso. In parallelo, dall’autunno 2015 ha preso corpo una manovra coordinata fra il principale partito di opposizione, Psdb, correnti del Pmdb e altri poteri (settori del giudiziario fino ai più alti livelli, rami della polizia federale e mass media oligopolistici) per interrompere il legittimo mandato della presidente eletta. La manovra ha ottenuto risultato positivo ed è sfociata fra aprile e maggio 2016 nel colpo di Stato freddo (cioè senza ricorso alle armi) contro la presidente. Ma perché è corretto e preciso parlare di colpo di Stato ed eversione e non di regolare sostituzione?

Il Brasile è una Repubblica federativa presidenziale, in cui il potere esecutivo è nelle mani del presidente della Repubblica eletto direttamente dal voto popolare. Egli può governare anche se non ha l’appoggio del Parlamento fino al termine del suo mandato. Può essere sollevato dall’incarico solo se compie reati di responsabilità indicati in modo preciso e inequivocabile (insieme alle procedure collegate) dalla Costituzione del 1988 e dalla legge del 1950.

Ora, la procedura di impeachment promossa contro la presidente si basa su capi d’imputazione non previsti dalle norme sopracitate. Una serie di azioni illegittime da parte della camera dei deputati, un ripetersi di omissioni del Supremo tribunale federale, che ha calpestato il suo compito istituzionale di vegliare sul rispetto della Costituzione, hanno portato il 18 aprile 2016 la Camera dei deputati a votare l’autorizzazione alla prosecuzione delle procedure di impeachment contro la presidente. Con il passaggio della pratica al Senato e l’accettazione della stessa il 12 maggio 2016 Dilma è stata sospesa temporaneamente dalla funzione esecutiva, pur rimanendo presidente della Federazione. È subentrato come presidente interinale il vicepresidente Michel Temer, uno dei protagonisti della cospirazione eversiva. Travalicando i poteri interinali, Temer ha dimesso il governo in carica, formato altro governo tutto e solo di uomini maschi, bianchi, ricchi (e vecchi), emanato un ventaglio di misure che disattivano la maggior parte dei progetti sociali. L’alleanza di governo è fra i partiti Pmdb e Psdb; cioè soggetto di governo è un partito sconfitto nelle elezioni del 2014.

In base alle procedure previste per l’impeachment presidenziale, dal 12 maggio 2016 ci sono sei mesi entro i quali il Senato (81 senatori), sotto la presidenza del presidente del Supremo tribunale federale, dovrà condurre il giudizio sulla presidente e votare il suo allontanamento definitivo o la sua reintegrazione. Quindi il motivo per il quale si è in presenza di un colpo di Stato è che il capo d’ imputazione contro la presidente non è fra quelli previsti per l’impeachment. E non è il voto di un Parlamento che può rendere legittima una accusa non prevista dalla Costituzione né dalla legge del 1950.

Molto ampia e continuativa è la mobilitazione diffusa della società civile variamente organizzata e la combattività di Dilma ha fatto in poco tempo della presidente un leader con vasto consenso di massa. La rottura istituzionale è di una profondità non misurabile. Le conseguenze sono e saranno gravi per i brasiliani, ma il peso internazionale del paese coinvolge lo scacchiere mondiale. Assieme a molte e diverse manifestazioni e iniziative di resistenza al golpe sono in corso analisi e proposte piuttosto complesse per riportare la legalità nel paese e ricomporne a livello istituzionale il funzionamento rispettoso della Costituzione.

Questo breve inquadramento contestualizzato degli accadimenti in corso in Brasile vuole limitarsi ad offrire una cornice in cui collocare le notizie sporadiche e discontinue che possono giungere.


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