C’è una frase, nell’editoriale di apertura della Repubblica firmato oggi da Ezio Mauro, che forse non avrebbe dovuto esserci, perché – fuori dal contesto totalmente condivisibile che condanna la reazione vendicativa di Erdogan all’indomani del golpe – potrebbe prestarsi ad equivoci. « Torna, invocato dal potere, il concetto di ‘popolo’ » – scrive l’ex direttore del quotidiano – normalmente evocato là dove non esiste il ‘cittadino’, soggetto autonomo, libero, titolare di doveri e diritti ». Ebbene, io mi rifiuto di credere che il concetto di popolo sia ‘normalmente’ evocato laddove non esiste il cittadino. Quella è soltanto l’accezione mussoliniana di ‘popolo bue’, a cui non è giusto ne’ saggio consegnare un concetto che ha avuto nella storia tutt’altro significato. Il significato, intendo, che gli assegna la nostra Costituzione quando all’articolo uno proclama che « la sovranità appartiene al popolo ». E non a caso si tratta del primo articolo perché è alla sovranità popolare e non a una generica Carta dei diritti che è affidata la garanzia di questi ultimi. Così correttamente e normalmente inteso, il popolo sono gli stessi cittadini che si uniscono per rivendicare quei diritti contro l’arbitrio di un potere tirannico. E se il populus romano era posto accanto al Senatus come contitolare del potere, nelle moderne democrazie il popolo – dèmos è fondamento di ogni potere civile. Perciò chiedo scusa a Ezio Mauro se colgo questa occasione per ripetere quelle che immagino anche lui, come me, consideri delle ovvietà. Che però cessano di essere tali quando con l’abuso indiscriminato del termine ‘populismo’ si prova maliziosamente a confondere qualsivoglia rivendicazione popolare con l’arroganza tribunizia e l’adesione plebiscitaria alla medesima. E magari proprio da parte di coloro che si propongono con una legge elettorale di incoronare un tribuno. Quelli di cittadino e popolo, inteso come « civitas », sono concetti complementari che si sostengono a vicenda. Metterli uno contro l’altro, come purtroppo si è fatto in decenni d liberismo, non aiuta a coniugare il valore laico di libertà con quelli inscindibili di eguaglianza e fraternità.