PARIGI – Mohammed Abrini, ”l’uomo con il cappello” dell”attentato all”aeroporto Zaventem di Bruxelles, ha cominciato a parlare con gli inquirenti belgi.
E ha accusato Salah Abdeslam di aver avuto un importante ruolo logistico negli attentati di Parigi, spiegando anche che Abdelhamid Abaaoud era un “emiro” dello Stato Islamico. Dichiarazioni che naturalmente andranno verificate, ma che aiutano a precisare il quadro degli attentati del 13 novembre. Secondo alcuni estratti degli interrogatori nel carcere di Bruges, diffusi dall”emittente fiamminga Vtm, Abrini accusa il suo amico d”infanza Abdeslam di essere andato a prendere quasi tutti i membri del commando di Parigi. “A parte due o tre persone che hanno fatto la strada da soli, Salah è andato a prendere tutti quelli che sono implicati negli attentati di Parigi e che venivano dalla Siria – ha detto Abrini – li andava a prendere e li portava nei covi. Lo so perchè ho dormito con loro negli appartamenti e ho saputo molte cose”. Il terrorista belga-marocchino parla anche di Abaaoud, il membro del commando di Parigi che fu ucciso a Saint Denis il 18 novembre. Secondo il suo racconto, in Siria Abaaoud aveva fatto carriera in seno allo Stato Islamico, passando da “semplice combattente” a “emiro” che guidava le battaglie con “circa mille persone sotto i suoi ordini, soprattutto dei belgi e dei francesi”. Anche Abrini si era recato in Siria e Abaaoud gli aveva chiesto più volte di rimanere e diventare combattente. Ma Abrini ha declinato l”invito perchè, ha detto, “non volevo rimanere in un Paese in guerra”.
Detto “brioche”, per il suo passato lavoro in una panetteria, Abrini ha raccontato anche della sua latitanza a Bruxelles dopo gli attentati del 13 novembre. Apparentemente, malgrado l”allerta terrorismo nella capitale belga, riusciva a muoversi abbastanza liberamente. “Andavo di caffè in caffé. Durante il giorno mi riposavo nel parco di Forest (uno dei quartieri di Bruxelles, ndr) – ha dichiarato – Sapete, il mandato di cattura internazionale, tutto questo non vuole dire niente… passavo tutti i giorni davanti a dei militari, i poliziotti, indossando un cappello con la visiera. La sicurezza non impedirà mai gli attentati, non potrà mai esistere nei fatti”.