“Bisogna misurare in modo preciso gli effetti ottenuti fino a questo momento dalla nuova legge contro i reati ambientali. Non si conosce il numero delle sentenze emesse e delle confische di beni collegati a quelle sentenze, invece è necessario avere questi dati per sapere quanto la criminalità ambientale è stata veramente colpita”: ha detto il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti intervenendo alla presentazione del rapporto “Ecomafie 2016” di Legambiente. Insomma per sapere quanto le nuove norme consentano un’ azione repressiva più efficace “ènecessario fare un salto di qualità”, ha proseguito Roberti. Poi il Procuratore Nazionale Antimafia ha spiegato: “Le mafie giocano un ruolo importantissimo, ma gli affari della criminalità ambientale sono legati soprattutto alla criminalità di impresa e spesso questi reati sono accompagnati da falsificazione di documenti e fenomeni di corruzione”. E proprio la corruzione, hanno sostenuto sia il presidente del Senato Pietro Grasso che il ministro della giustizia Orlando, è il fronte su cui combattere anche la battaglia per la difesa dell’ambiente.
Secondo il rapporto di Legambiente nel 2015 sono diminuiti gli illeciti ambientali accertati, che comunque restano tanti. Sono più di 76 i reati che vengono commessi ogni giorno: più di tre ogni ora . Crescono gli illeciti della filiera agroalimentare e sono in aumento anche gli incendi, che hanno ridotto in cenere più di 37.000 ettari di terreno. Più della metà dei roghi è concentrata nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, e cioè Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Se la criminalità organizzata continua a puntare a guadagni illegali nelle aree boschive e agricole, certo non mostra meno interesse nel settore dei Beni Culturali: saccheggia aree archeologiche, musei e chiese, falsifica opere d’arte. I Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico e le altre forze di polizia impegnate in questo settore hanno colpito le archeomafie duramente, ma gli strumenti di legge e le pene per questi reati non sono comunque sufficienti.
Ecco perché Legambiente ha chiesto nuove norme e pene più severe, non solo su questo versante. C’è bisogno con urgenza della legge per semplificare l’abbattimento degli ecomostri e di quella contro le agromafie.
Ma diamo un’occhiata ad alcuni dati significativi.
Secondo Legambiente il giro d’affari delle ecomafie nel 2015 segna una flessione, ma si tratta comunque di cifre da capogiro: 19 miliardi di euro, quasi 3 miliardi in meno rispetto all’ anno precedente. Ma imprese criminali e mafie non perdono il vizio di fare affari: il calo sarebbe dovuto soprattutto alla riduzione degli investimenti esposti a rischio condizionamento e infiltrazione nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Nel 2015 sono stati accertati 27.745 reati ambientali, compiuti 188 arresti, 24.623 persone denunciate e 7.055 sequestri. In testa alla classifica regionale degli illeciti si piazza la Campania (4.277 reati, il 15% a livello nazionale), il Lazio è la prima del centro Italia, mentre la Liguria è la prima del nord.
Aumentano gli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: ne sono stati contati 13.388, il 48,3% del totale. A livello nazionale Napoli e Salerno sono le province al vertice della graduatoria degli ecoreati , seguite da Roma, Catania e Sassari. Crescono gli illeciti nella filiera agro-alimentare (oltre 20 mila reati, 4.214 sequestri, per un valore di oltre 586 milioni di euro), i reati contro gli animali, quelli ai danni dei beni culturali (per più di 3,3 miliardi) e il ciclo del cemento e abusivismo edilizio (costruiti 18 mila immobili ‘fuori legge’, 1.275 sequestri). E poi c’è il capitolo sul traffico illecito dei rifiuti: oltre 47,5 milioni di tonnellate di ‘spazzatura’ finita sotto i sigilli (al 31 maggio 2016 le inchieste erano 314, 1.602 arresti, 7.437 denunce). 326 clan attivi in questo settore censiti gli ultimi anni. Se, insomma ,non si possono ignorare i segnali positivi legati ad arresti, denunce, reati in calo, ove ci sono, le novità in campo normativo, pure appare chiaro che la battaglia è tutta aperta e ancora assai dura.