Persona splendida, Aldo Tortorella! Compie novant’anni e se li porta benissimo, con una lucidità, una passione civile, un coraggio e un’intensità che sono poi le virtù che lo hanno sempre contraddistinto, fin da quando, giovanissimo, prese la tessera del PCI, divenendone in breve una delle teste più lucide e lungimiranti.
È, se vogliamo, uno degli ultimi berlingueriani, tuttora capace di mettere in discussione le proprie idee e di rimettersi in gioco al servizio della comunità e delle giovani generazioni, ascoltando le voci, le speranze e le esperienze che provengono dalla galassia movimentista, dal mondo dei social forum, dalle battaglie di strada e di periferia che, in fondo, lo hanno sempre affascinato, facendogli tornare in mente quegli ideali partigiani e resistenziali che animarono la sua giovinezza.
Non è raro, dunque, trovarlo in manifestazioni e cortei, non è raro trovarlo nei teatri o nei luoghi istituzionali in cui si tiene un convegno, si dà vita ad un soggetto politico o si discute insieme su come difendere la Costituzione dagli assalti inverecondi che sta subendo.
Non è raro vederlo discutere con i giovani, con l’umiltà e la saggezza dei grandi, di chi ha tutto da insegnare e al tempo stesso ha la curiosità di imparare, di rinnovarsi, di mantenersi a sua volta giovane, lasciando che la carta d’identità pesi meno di quanto dovrebbe, fino a diventare una sorta di inganno, un gioco con se stessi, una sfida nei confronti dei propri limiti e di un’età che avanza ma non attenua le passioni e gli entusiasmi.
Non è raro, dopo aver conversato con un uomo di questa levatura, sentirsi profondamente cambiati, in quanto Tortorella è una di quelle figure che ti segna nel profondo, rendendoti protagonista di anni che non hai vissuto, facendoti incontrare mentalmente soggetti di cui è stato amico intimo e che tu non hai avuto la fortuna di conoscere, prendendoti per mano e accompagnandoti in un viaggio nella storia e nella memoria che, in fondo, è anche uno sguardo al futuro, un grande progetto politico, un’emozione e una scoperta continua, come se quel filo rosso che in tanti hanno cercato di spezzare ed umiliare fosse davvero più forte e tenace di tutto.
Critico con la svolta di Occhetto, iper-critico con la decisione del governo D’Alema di partecipare attivamente alla guerra del Kosovo, mettendo a disposizione delle forze anglo-americane le basi NATO italiane, strenuo sostenitore della “questione morale” di Berlinguer, al punto che nel 2005 si arrabbiò profondamente, e non ne fece mistero, con i vertici dei DS per l’appoggio dato a Unipol in occasione del tentativo di scalata alla BNL, scettico, a suo tempo, anche nei confronti del compromesso storico e favorevole, invece, alla proposta berlingueriana della costruzione di un’alternativa di sinistra, in seguito al tragico epilogo del rapimento Moro, possiamo dire che è uno dei pochi dirigenti comunisti a non aver mai rinnegato la propria storia e ad esserne, al contrario, andato sempre orgoglioso, rivendicandola e difendendola da attacchi malevoli e strumentalizzazioni indecenti.
La cultura al servizio della politica, anche attraverso la pubblicazione della rivista “Critica marxista”, il coraggio di sventolare una bandiera considerata ormai desueta eppure spesso più che mai attuale, la saggezza di mettere la propria esperienza al servizio delle cause della modernità, rinnovandosi e lasciandosi guidare da un’inesauribile sete di conoscenza, incredibile se si pensa che questo Robinson Crusoe della politica sembra ancora un ragazzo, per vivacità e interessi, ad un’età nella quale la maggior parte delle persone o non c’è più o si sta ormai preparando ad un sereno distacco dalla vita: questa è stata la sua missione e non si può certo dire che non l’abbia onorata con scrupolo.
Tortorella, al contrario, ha deciso di godersi ogni singolo giorno, esibendo uno spessore umano e politico pressoché sconosciuto di questi tempi, una coerenza invidiabile, la capacità di aggiornarsi continuamente e di costruirsi un nuovo universo di valori ed ideali che si sposa alla perfezione con quello di provenienza.
Novant’anni, caro Aldo, come se fosse il primo giorno, come se fossi ancora ragazzo, deputato, direttore de “l’Unità”, quando “l’Unità” era davvero un intellettuale collettivo nel senso gramsciano del termine; novant’anni e mille battaglie ancora da vivere e da compiere per un ragazzo con i capelli bianchi che non ha mai smesso e mai smetterà di inseguire i propri sogni.