Se perdo, non lascio

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“Se il Pd perde non lascio”

“Se perdo a Roma e Milano non mi dimetto”: sono questi i titoli, gridati, dei due giornali più letti. La domanda è: chi glielo ha chiesto, chi ha chiesto a Renzi di lasciare Palazzo Chigi qualora Virginia Raggi e Chiara Appendino fossero elette sindaco di Roma e Torino? Il bisogno del premier di personalizzare lo sconto, di avocare a sé, ogni giorno, più volte al giorno, la pubblica attenzione, sta diventando patetico. Da oltre due anni è Presidente del Consiglio, era stato votato solo dalle primarie di un partito ma ha tolto la campanella dalle mani di Enrico Letta e si è installato a Palazzo Chigi. L’ha voluto? Che governi. Già è improprio che il premier ripeta ogni giorno: “se vincono i no al referendum, vado a casa”. Così come è stato improprio che abbia firmato, Renzi da Presidente del Consiglio in carica, insieme alla Boschi, ministro per i rapporti col parlamento, la legge che cambia 47 articoli della Costituzione, e che l’abbiano imposta usando il peso del governo sull’aula, o stringendo, da Palazzo Chigi, il pactum sceleris con Verdini, di cui ora si vergognano, in vista dei ballottaggi. Davanti al video, diffuso da fanpage, che documenta un probabile scambio – preferenze in cambio di soldi – a Napoli, a favore della candidata Valente, il Governo dovrebbe apparire lontano da un tale sordido episodio, e quindi perfettamente in grado di indignarsi, di intervenire – com’è nel suo ruolo – per contrastare la corruzione che investe la politica. Invece il Presidente del Consiglio era andato a Napoli per sostenere proprio la Valente, si era portato dietro l’altro toscano, il Verdini, aveva promesso soldi, grandi opere, lavoro per Bagnoli e lo aveva fatto in polemica esplicita e furiosa con il sindaco e candidato sindaco De Magistris. Davvero questo governo travolge ogni regola, ignora ogni separazione dei poteri. L’Ultima? La racconta il Fatto. Maria Elena Boschi avrebbe detto che nei prossimi 10 anni il PIL crescerà del 6% grazie alle riforme – le sue riforme – e alla stabilità che deriverebbe dall’Italicum. Tradotto 96 miliardi di benefici. Ma si può?

Le altre notizie, tutte affogate dalla quotidiana “renzossea”, odissea di Renzi. Forti indizi confermano la tesi che Regeni sia stato vittima di una faida tra generali egiziani, che lavoravano per Al Sisi ma che ad Al Sisi volevano fare un dispetto. Per questo, dopo averlo torturato, avrebbero fatto ritrovare il corpo e lasciato accanto, come firma, una coperta militare. Seconda notizia: “Cucchi fu torturato come Regeni”, non l’ha detto la sorella Ilaria, che ha il merito di aver portato il caso all’attenzione della pubblica opinione, lo ha confermato il procuratore generale nella sua requisitoria in appello. Terza notizia: A Rosarno, tra “gli ultimi degli ultimi, schiavi dei campi, dimenticati da tutti – titolo di Repubblica – è scoppiata una rissa. Un carabiniere, forse ha avuto paura, di certo ha sparato e ucciso un uomo di 27 anni arrivato dal Mali, Sekine Traore. Anche dalla vergogna di Rosarno, dell’imbroglio egiziano e della tortura in ospedale di Cucchi, un governo che governi si dovrebbe e si potrebbe occupare. Invece che dei ballottaggi, della riforma costituzionale e di invadere le prime pagine con le sparate di un premier.

Da corradinomineo


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