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Premio Ischia a Can Dundar per dare forza alla libertà di stampa in Turchia

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La battaglia per la libertà di stampa in Turchia sbarca ad Ischia. L’ambito premio di giornalismo, sezione per i Diritti Umani 2016, è stato assegnato a Can Dundar.
Il direttore del quotidiano turco di opposizione ‘Cumhuriyet’ arriverà da Istanbul a Roma venerdì per poi raggiungere l’isola campana per una serie di incontri e dibattiti che precederanno la serata conclusiva della XXXVII edizione del ‘Premio Ischia’, sabato 2 luglio, a Lacco Ameno.

Lo scorso 6 maggio Dundar e il caporedattore della redazione di Ankara, Erdem Gul, sono stati condannati per aver documentato un traffico di armi verso la Siria e il passaggio di un mezzo dei servizi segreti turchi attraverso il confine siriano, notizia che è costata loro già tre mesi di carcere.
I giornalisti erano stati arrestati nel novembre 2015. A febbraio la Corte Costituzionale aveva stabilito che con l’incarcerazione e la detenzione erano stati violati i diritti dei due uomini e ne aveva disposto l’immediato rilascio. Ma il tribunale di Istanbul non aveva archiviato il caso e aveva dato il via al processo, stabilendo che si tenesse a porte chiuse.
Per entrambi le accuse vanno dallo spionaggio, alla minaccia alla sicurezza dello Stato al sostegno a gruppi terroristici armati.
L’arresto di Dundar e Gul aveva infiammato la polemica sulla libertà di stampa e di espressione in Turchia. Durante tutte le udienze si sono radunati davanti al palazzo di Giustizia centinaia di colleghi e attivisti con cartelli inneggianti al diritto all’informazione libera e con slogan contro l’ingiusta incriminazione degli imputati.
Non si è trattato solo di un processo contro due reporter, come ha dichiarato lo stesso Dundar in aula durante il dibattimento, ma contro tutto “il giornalismo, il diritto di ottenere le informazioni per gli operatori dei media e della società di avere accesso a tali informazioni”.
Un vero e proprio ‘conflitto’ che ha visto contrapposta la stampa e il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo apparato di intelligence.
Più volte come Articolo 21, insieme alla Federazione nazionale della stampa italiana, abbiano stigmatizzato l’atteggiamento di Erdogan nei confronti dell’informazione che però non sembra destare la stessa preoccupazione anche nei leader europei che hanno addirittura chiuso un accordo per milioni di finanziamenti con la Turchia per la gestione dei profughi provenienti dalla Siria.

Eppure è chiara a tutti la deriva sempre più autoritaria di Erdogan.
Quanto meno al presidente degli Stati Uniti Barak Obama che ha di recente criticato l’approccio di Erdogan verso gli oppositori e i giornalisti evidenziando come perseverare su questa linea “possa portare il Paese sulla strada sbagliata”.
Per il presidente statunitense l’atteggiamento verso i media, quelli sotto inchiesta e sottoposti a continue censure, potrebbe essere il primo passo di un “lungo e pericoloso percorso” e non ha esitato a farlo presente alle autorità turche.
Erdogan ha, ovviamente, reagito con sprezzante aggressività alle osservazione del leader Usa accusandolo di averlo colpito alle spalle criticandolo, con i giornalisti, per la mancanza di libertà di stampa in Turchia ma non facendo cenno alla ‘questione’ durante gli incontri bilaterali.
Ed è questo il limite di Obama, come degli altri interlocutori del presidente turco. Nessuno ha davvero il coraggio di porre ufficialmente ‘sul tavolo’ il tema delle violazioni dei diritti umani e della repressione delle libertà individuali e di espressione. Con l’inchiesta su Dundar si è poi andato oltre: Erdogan ha fatto arrestare e giudicare come ‘spie’ e ‘terroristi’ i giornalisti che si erano ‘permessi’ di scrivere contro di lui.
E quando non ci riesce chiude i giornali o li mette sotto tutela amministrativa e cambia i direttori, come è avvenuto per il più diffuso quotidiano di opposizione, Zaman, che aveva la sola colpa di non voler passare ‘veline’ di Stato e portava avanti inchieste sulle repressioni perpetrate dal governo di Erdogan e ne denunciava l’autoritarismo sempre più pressante.
Con la scelta del Premio Ischia a Dundar, come dell’Aeroporto “Leonardo da Vinci” quale location per la conferenza stampa che venerdì alle 11 darà il via ufficiale all’edizione di quest’anno dell’importante riconoscimento, si è voluto sottolineare il valore universale della libertà di stampa che “è libertà’ di raccontare il mondo”, sottolineano gli organizzatori.

L’attribuzione del premio speciale a Can Dundar è stata fortemente voluta e votata all’unanimita’ dalla giuria composta da Giulio Anselmi, presidente Ansa, Alessandro Barbano, direttore de “Il Mattino”, Mario Calabresi, direttore di Repubblica, Luigi Contu, Direttore Ansa, Virman Cusenza, direttore del “Messaggero”, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Enzo D’Errico, direttore Del Corriere del Mezzogiorno, Pierfrancesco De Robertis, direttore de La Nazione, Carlo Gambalonga vice pres. Fondazione Premio Ischia, Sebastiano Maffettone consigliere delegato alla cultura della Regione Campania, Giuseppe Marra Presidente Adnkronos Clemente Mimun, direttore “Tg5”, Mario Orfeo direttore “Tg1”, Tobias Piller Presidente della Stampa estera in Italia, Gaia Tortora, vice direttore La Sette, Maarten van Aalderen corrispondente di De Telegraaf, Sarah Varetto, direttore “SkyTg24HD”, Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano” e Luigi Vicinanza, direttore de “L’Espresso.
“La libertà di giornalisti e media – scrive la Giuria nella motivazione del premio a Dundar – è una condizione irrinunciabile per far funzionare una democrazia: fa parte dei compiti di un giornalista portare alla luce fatti e circostanze nascoste al pubblico dal governo, come hanno fatto Can Dundar ed il suo giornale Cumhuriyet. Can Dundar, con le sue attività giornalistiche, e con il suo impegno coraggioso per la liberta’ del giornalismo, è diventato un personaggio simbolo anche per i giornalisti in tutta Europa”.


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