Ma dove sta andando questo mondo in cui un omosessuale che non accettava la propria condizione e, di conseguenza, detestava i suoi simili e le pulsioni che esse gli suscitavano, animato da un odio cieco misto al rancore, rafforzato da una pericolosa vicinanza al fondamentalismo islamico e, a quanto pare, da un’adesione al jihadismo dell’ISIS, dove va questo mondo in cui un soggetto del genere poteva andare in giro armato fino ai denti, al punto da causare quarantanove vittime in un locale frequentato per lo più da omosessuali in quel di Orlando (Florida)?
Dove sta andando un mondo in cui il Paese leader, per quanto ammaccato e ormai costretto a fare i conti con la realtà del multipolarismo, vede tra i candidati alla presidenza un bancarottiere miliardario le cui proposte sono insulti al concetto stesso di civiltà? Dove sta andando un mondo in cui fra meno di dieci giorni il Regno Unito potrebbe uscire dall’Unione Europea, ponendo di fatto fine a questo sogno, trasformatosi progressivamente in un incubo per milioni di persone?
Sta andando dove l’abbiamo condotto: spiace dirlo ma è così, e la sinistra globale è assai più responsabile della destra che pure ha esercitato un’egemonia culturale che dura ormai da quasi quarant’anni.
La sinistra è colpevole per mille motivi: perché ha smesso di studiare Gramsci, lasciandolo agli avversari e considerandolo obsoleto alla stregua di un reperto archeologico, senza comprenderne la vitalità e la grandezza; perché ha tradito i suoi ideali, i suoi valori, la sua storia, la sua cultura e, quel che è peggio, i ceti sociali che in passato si erano rivolti a lei con fiducia e speranza; perché è diventata arrogante, presuntuosa, gretta, arroccata nella propria cittadella assediata del privilegio e del benessere, arrivando a recitare la parte di una moderna Maria Antonietta, con annesso invito ai poveri a mangiare brioches; perché spesso ha scavalcato a destra la peggior destra di sempre, fino a rendersi insopportabile agli occhi di chi l’aveva mandata al governo per difendere i propri interessi e, invece, si è trovato immerso in un’orgia di liberismo selvaggio dalla quale adesso non sappiamo più come uscire e, infine, perché a livello mondiale sembra completamente incapace di compiere un minimo di autocritica, di chiedere scusa, di fare ammenda e di provare a ripartire, magari con una classe dirigente più in linea con il contesto storico e sociale del 2016, anziché star sempre a rimpiangere un tempo che, purtroppo o per fortuna, non tornerà.
Ed è quella stessa sinistra che, a livello internazionale, oggi si interroga non sui propri fallimenti, sui propri disastri, sull’indecenza di certe leggi, su una lettura dell’evoluzione storica sbagliata, per non dire addirittura infantile, sul proprio distacco abissale dai ceti che aveva dichiarato di voler rappresentare bensì sulla pericolosità delle cosiddette forze estremiste e populiste che stanno avanzando ovunque. E non che non siano estremisti e populisti, pericolosi e allarmanti un Trump o un Hofer, un Farage o una Le Pen; tuttavia, sarebbe semplicistico e inutile ai fini della comprensione del quadro attuale non puntare il dito contro gli effettivi responsabili di questa catastrofe.
Catastrofe sì perché segna il distacco definitivo di milioni di persone da quella che un tempo sentivano come casa propria, perché ci espone al rischio di governi dannosi e le cui azioni potrebbero persino scatenare nuove guerre, perché non è soffiando sul fuoco, sul rancore e sul malessere sociale che si costruisce una prospettiva per il futuro, per mille ragioni, per carità, ma ribadisco che sarebbe immorale non spiegare senza giri di parole che questa marea montante di rabbia e disperazione deriva soprattutto dal fatto che chi avrebbe dovuto impedire lo scivolamento nella povertà di chi vive ai margini lo ha, al contrario, agevolato.
Infine, sarebbe assurdo non prendere atto che gli stessi scempi, compiuti dalla destra o dalla sedicente sinistra, non sono la stessa cosa, in quanto che i primi rappresentino determinati interessi è noto e chi sta peggio non si aspetta nulla di buono da loro; dai secondi, invece, si vorrebbe quanto meno un po’ d’attenzione alle tematiche sociali e ai valori della solidarietà e della redistribuzione delle risorse, il che non avviene più da almeno quindici anni.
E allora, figuriamoci, è giusto auspicare che gli inglesi scongiurino la Brexit, che gli americani si turino il naso e propendano per la Clinton, che in Francia vinca una destra di stampo gaullista e non il lepenismo cialtrone della figlia di un ex sostenitore della Repubblica di Vichy, che in Germania la leadership della Merkel non venga messa in discussione dai falchi bavaresi della CSU e dal populismo becero di PEGIDA e di Alternative für Deutschland, che anche i disperati abbiano ancora un minimo di quello che pomposamente chiamiamo “senso di responsabilità” e che il pianeta esca se non indenne, quanto meno non a pezzi da questo 2016. Fatto sta che, dopo aver deriso, contrastato in ogni modo e tentato più volte di strangolare i tentativi di uscire civilmente da questo baratro (vedasi alle voci Syriza e Podemos), sarebbe ipocrita stupirsi se dovesse accadere l’esatto opposto, se la marea montante dell’odio verso l’establishment dovesse esondare e travolgere tutto, se l’ordine costituito dovesse essere spazzato via in malo modo ad ogni latitudine e, conoscendo la stampa di casa nostra, se i soliti editorialisti pensosi dovessero sedersi l’indomani davanti alla scrivania e domandarsi come mai chi guadagna in un anno quello che loro percepiscono in una settimana li detesti e si affidi a chiunque dica di voler abbattere la loro sicumera e la loro saccenza ai limiti del sadismo.
Sarebbe una catastrofe nella catastrofe e non è detto che non si verifichi.